«Lei gridava: mi ammazza»

Una bravissima ragazza, socievole, lui un po’ più riservato: non li avevamo mai sentiti litigare prima». Silvana I. e Gigi D. abitano nell’appartamento sopra a quello coinvolto nel drammatico episodio di sangue di ieri pomeriggio. «Vivevano qui da 5 o 6 anni - racconta Silvana -, in affitto: lei la vedevamo spesso, in giro in bicicletta, mentre portava a casa la spesa. Una brava ragazza, lavorava come impiegata, era molto cordiale: chiacchieravamo spesso, anche da un balcone all’altro. Lui era più riservato, non si andava oltre ad un “buongiorno” o “buonasera”». Scossi per l’accaduto, descrivono quella che era la quotidianità di una coppia come tante: «Mai sentiti litigare prima, mai un urlo». I due, però, ora si stavano separando: «C’erano gli scatoloni sul pianerottolo. Lei era arrivata con una collega, forse per farsi aiutare a portare via le sue cose, lui era all’interno dell’appartamento. Ha fatto entrare la sua ex compagna, ma la collega l’ha respinta bruscamente. Così lei è salita a bussare a casa mia, chiedendomi aiuto. Abbiamo chiamato il 112 e il 113, tante volte, senza ricevere alcuna risposta. Alla fine siamo riusciti a parlare personalmente con il maresciallo, del quale avevamo il numero di cellulare. Intanto sentivamo le urla «Aiuto, mi vuole ammazzare, mi accoltella!». Purtroppo eravamo solo tre donne in casa: io, mia sorella, e la collega della ragazza, cosa potevamo fare? Eppure siamo anche scesi per provare ad entrare nel loro appartamento, la porta era chiusa, abbiamo gridato all’uomo di fermarsi, perché a breve sarebbero arrivati i Carabinieri. In quel momento, però, da dentro non proveniva già più alcun suono». La donna, ormai, era saltata dal balcone: un volo di un paio di metri, per poi rialzarsi, ferita, e percorrere a piedi qualche decina di metri lungo la corsia dei box, fino a raggiungere la strada. Nel frattempo si stava consumando l’estremo gesto dell’ex-convivente: «Abbiamo iniziato a sentire puzza di bruciato - prosegue Silvana, aiutata dal marito nella ricostruzione -, inizialmente pensavamo che lui avesse staccato la canna del gas per poi darsi fuoco con un accendino. La cosa che ci ha stupito è che non abbiamo sentito nessun urlo da parte dell’uomo: si può morire carbonizzati senza fiatare?». Non manca, al di là della tragedia, un doppio atto d’accusa. Il primo alle forze dell’ordine: «Non siamo riusciti a contattare telefonicamente polizia e Carabinieri. Dopo aver chiamato il maresciallo, qualcuno ha fermato una pattuglia che passava casualmente sulla via». Il secondo, ben più grave, all’omicida-suicida, pronunciato quando ancora si sperava nella salvezza della ragazza: «In questo modo ha rischiato di fare saltare in aria tutto il palazzo».

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