Lambro e Addetta, la grande sete del Sudmilano

La mancanza di precipitazioni ha ridotto ai minimi la portata dei fiumi, cresce l’allarme per l’estate. Agricoltori preoccupati

Precipitazioni che non arrivano, e riserve di acqua sempre più a rischio, e il 2023 rischia di essere «peggiore del già drammatico 2022». Specchio di una siccità che non accenna a mollare la presa sono i corsi d’acqua che attraversano il Sudmilano e che, tradizionalmente simbolo di fertilità e ricchezza di un territorio considerato “granaio” dell’area metropolitana, mostrano ormai da giorni un volto sofferente. Livelli minimi, acque in alcuni punti stagnanti, argini secchi che si alzano sempre più imperanti, e per il Sudmilano la siccità ha come immagine-simbolo gli isolotti, ormai quasi “continenti” che emergono sotto il ponte della Paullese, tra San Donato e Peschiera Borromeo dove il Lambro ridotto ad un rigagnolo appare quasi “fuori stagione”, in secca come solitamente è durante il mesi estivi. Flussi ridotti, e portate minime, anche per gli altri corsi d’acqua che tagliano il territorio, dall’Addetta che, solitamente imponente nastro idrico che taglia le campagne, pare ritirata e ridotta ad un “nastrino” sofferente, fino al canale Vettabbia, che in diversi punti mostra sofferenza per i mancati apporti idrici legati all’asciutta della Martesana – dove sono in corso lavori di pulizia e manutenzione straordinaria – e alle “strette” dall’Adda a sua volta in sofferenza. Una situazione «estremamente preoccupante», conferma Mario Vigo, storico rappresentante delle realtà agricole del Sudest milanese, a sua volta imprenditore agricolo e attento osservatore della realtà esistente. Secondo Vigo, che proprio nei giorni scorsi ha incontrato i rappresentanti di categoria ed ha in programma un summit d’emergenza con il Consorzio Villoresi per tentare di individuare possibili strade da percorrere, «dobbiamo prepararci per tempo ad una stagione che – dice – se non cambiano in fretta le cose, si preannuncia durissima. Se non si interviene per modificare il sistema di gestione delle acque, il rischio è di non poter garantire supporto al sistema cerealicolo lombardo, con conseguenze pesantissime per il settore». Preoccupano i livelli minimi dei grandi laghi, riserve idriche per la pianura, le mancate precipitazione sull’arco alpino, e una siccità che, almeno per ora, non sembra destinata a interrompersi. «Come agricoltori – dice ancora Vigo – possiamo prendere qualche iniziativa, dall’anticipare le semine per cercare di evitare le stagioni più calde, all’introdurre varietà meno idrovore, ma ora come ora è necessario pensare a iniziative che possano realmente incidere».

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