Ladri acrobati alle Cupole

La “banda del buco” colpisce alle Cupole: nella notte è stato svaligiato uno dei negozi di telefonini del centro commerciale, quello della Tim. Dal punto vendita oppongono un secco “no comment” ma risulta che il bottino sia ingente, centinaia di apparecchi per un valore di alcune decine di migliaia di euro. Il furto è stato scoperto solamente ieri mattina, alla riapertura del centro commerciale, e la prima ipotesi è che i ladri siano passati dal tetto, utilizzando poi una scala per farsi largo nella controsoffittatura e scendere quindi nel negozio. Dove, indisturbati, hanno fatto sparire smart phone e altri apparecchi dell’ultima generazione. I carabinieri hanno immediatamente compiuto rilievi, alla ricerca di eventuali impronte, e si spera nel contributo dei sistemi di videosorveglianza. A sorprendere però gli stessi responsabili del centro commerciale è il fatto che i sistemi di allarme non abbiamo segnalato l’intrusione in corso, e che i malviventi, sicuramente più di uno dato l’ingente quantitativo di merce, non si siano fatti notare dalle ronde della vigilanza. Anche perché per caricare telefonini e relative confezioni sono state necessarie diverse autovetture, oppure almeno un furgone. Probabilmente in quanto accaduto ha avuto un ruolo significativo la fitta nebbia.

Non è la prima volta che i centri commerciali vengono violati passando dal tetto, solitamente reso accessibile con scale antincendio: uno degli ultimi episodi risale al luglio scorso, quando gli scassinatori si erano calati con corde nel locale cassaforte del Conad di Casalpusterlengo, e già in marzo, proprio a San Giuliano, passando per i tetti erano stati razziati 300 computer alla logistica Stemar e, la notte successiva, passando dal tetto del Carrefour i ladri avevano raccolto un ingente bottino anche alla gioielleria “La Fenice d’Oro”.

Per localizzare il negozio di telefonia dall’alto gli scassinatori avrebbero potuto anche utilizzare la piantina con l’ubicazione dei negozi disponibile sul sito Internet delle Cupole, ma è più probabile che siano stati compiuti dei sopralluoghi, mescolandosi ai clienti, e che i ladri conoscessero bene la dislocazione dei dispositivi antifurto e dei vari impianti.

Visto il tipo di merce, quasi tutta identificabile con i codici “imei” degli apparecchi che si collegano alle reti cellulari, è probabile che il mercato di ricettazione sia all’estero. In questo caso si tratterebbe quindi di una banda ben organizzata, in cui gli specialisti dei buchi nel tetto sono solamente la “manovalanza”.

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