«La Smi non è al di sopra della legge»

Il leader della categoria

Cisarri attacca

il titolare dell’azienda:

«C’è una sentenza,

licenziamento illegale»

La Smi non è al di sopra della legge: il sindacato respinge «il tentativo maldestro di screditare non solo la Cgil, ma anche i giudici». Per questo «né la Cgil né i giudici del tribunale di Lodi possono essere considerati responsabili di un’eventuale crisi aziendale della Smi e delle scelte imprenditoriali che la società minaccia di assumere». La Filtcem Cgil risponde con durezza all’attacco del titolare della Smi di Cervignano Gabriele Fantini che, in seguito alla decisione del giudice del lavoro di Lodi di reintegrare un lavoratore licenziato, ha aperto una cassa integrazione minacciando di chiudere la fabbrica o di venderla. I lavoratori erano ricorsi alla Cgil perché erano stati messi a riposo forzato unilateralmente («meglio quattro giorni di ferie pagate piuttosto che il ricorso alla cassa integrazione», secondo l’azienda), e il sindacato aveva intrapreso un’azione di rivalsa nei confronti di Smi. Come prova i lavoratori avevano portato in tribunale una copia degli elenchi affissi alla bacheca aziendale da cui desumere chi e quando era chiamato al lavoro. L’azienda per tutta risposta li aveva licenziati per la sottrazione di «documentazione interna contenente informazioni riservate (nomi dei clienti, tipo di macchinari usati, automazioni, numero di impronte degli stampi), fatto per il quale sono stati regolarmente denunciati alle autorità di polizia», come sostiene Fantini. Il tribunale di Lodi però si è già espresso per uno dei quattro casi, dichiarando nullo il licenziamento e condannando la Smi a reintegrare il lavoratore pagandogli l’indennità fino all’effettivo reintegro. Per il giudice infatti è pretestuoso il motivo del licenziamento, dal momento che il lavoratore ha portato all’esterno i documenti solo per utilizzarli come prova in un’azione legale, documenti che peraltro non si possono considerare riservati visto che erano affissi alla bacheca aziendale. Dando ragione alla Smi «ogni lavoratore che agisce in giudizio contro il proprio datore di lavoro sarebbe passibile di licenziamento per il solo fatto di avere adito l’autorità giudiziaria» si legge nella sentenza. E ancora: «Considerato che non è stato spiegato quale norma o principio la condotta del lavoratore avrebbe violato» si deve concludere che non può considerarsi legittima «la sanzione disciplinare irrogata al lavoratore per il solo fatto di avere rivendicato un diritto nei confronti del datore di lavoro». La Cgil si dichiara disponibile a incontrare l’azienda per discutere della situazione, ma non fa passi indietro. «Questo sindacato non si fa intimidire dagli interventi ricattatori, e continuerà la sua battaglia in difesa di chi ingiustamente viene espulso senza valide ragioni se non quelle di aver fatto valere in giudizio i propri diritti - spiega in un comunicato Francesco Cisarri, segretario generale Filctem Lodi -. Nel contempo chiediamo a tutti i lavoratori dipendenti della Smi di restare uniti e di non accettare i tentativi ricattatori mossi nei loro confronti».

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