La maledetta domenica di Santiago, resta il mistero

Santiago Galindo, il 22enne di San Donato travolto e ucciso da un convoglio della metropolitana della linea Gialla, aveva passato il sabato sera con gli amici. Non era tornato a casa. E forse lo stava facendo proprio quella maledetta domenica, quando barcollante, stava camminando sulla banchina alla stazione di Rogoredo. Un piede messo male, la caduta e il convoglio che ha spazzato via per sempre la sua giovane vita. Momenti in rapida successione di una tragedia alla quale nessuno ha ancora trovato una spiegazione. Santiago era uno studente universitario giovane, bello, pieno di gioia e di voglia di fare. Non aveva avuto grandi delusioni e si era sempre impegnato. Certo non era il tipo da togliersi la vita. Difficile quindi anche solo pensare all’ipotesi del suicidio, che in un primo momento era trapelata, quando per due ore la linea Tre è rimasta bloccata. D’altronde la madre e la sorella della vittima, giunte a Rogoredo dopo aver appreso della morte di Santiago, hanno spiegato agli agenti della Polfer che non poteva davvero essersi buttato sui binari per farla finita. Doveva essere capitato qualcosa. Forse ha accusato un malore, ha perso l’equilibrio e così è caduto sui binari. Perché non si sa.

L’esito dell’autopsia ordinata dal magistrato dovrebbe fornire qualche utile elemento per chiarire la situazione. Un esame difficile comunque, perché il corpo del giovane è stato dilaniato nell’impatto con il convoglio. È stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco per estrarre i resti da sotto al treno.

In una tasca dei suoi pantaloni gli investigatori hanno trovato la ricevuta di una discoteca del centro (il “The club” di largo La Foppa). Nel locale era stato con alcuni compagni, con loro aveva bevuto un po’, comunque non troppo. Forse era solo stanco. Di sicuro non era depresso. Anzi: aveva trovato un nuovo lavoro in un negozio a Milano, gli avrebbe permesso di guadagnare la sua indipendenza e sarebbe stata per lui una bella possibilità. Dopo gli studi al liceo scientifico tecnologico di San Donato, aveva già lavorato in un negozio di abbigliamento per qualche mese. E poi si era iscritto all’università. La famiglia è molto conosciuta in città a San Donato e Santiago aveva tanti amici, tanti iscritti all’università. Ieri, alle 18.30, durante la Festa della Liberazione dell’associazione SandoCalling hanno organizzato un banchetto per ricordarlo e per una raccolta fondi a suo nome. Nessuno ha però voluto parlare, anche solo ricordare quel loro amico che non c’è più.

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