Intesa-San Paolo, lunedì sciopero

Additate da molti come le principali corresponsabili della crisi, anche le banche fanno i conti con la recessione. E si avviano a tagli di filiali e riduzioni di personale. Come Intesa-San Paolo, forse il miglior istituto di credito nazionale, con una diffusione capillare in molte parti del Paese, Lodigiano e Sudmilano comprese. Per protestare contro il pesante piano di ristrutturazione (uno dei punti più delicati è la soppressione di mille filiali), i sindacati del settore bancario (Falcri esclusa) hanno indetto una giornata di sciopero, lunedì 2 luglio. Interessate tutte le filiali di Intesa-San Paolo, ben 46 tra Lodigiano e Sudmilano, tanto da farne uno degli istituti di credito maggiormente radicati. In provincia di Lodi le agenzie sono 27, distribuite in 23 comuni. Nel Sudmilano sono 18, dislocate in 11 centri. A queste si aggiunge la filiale di San Colombano al Lambro.

Se lo sciopero di lunedì causerà particolari disagi è presto per dirlo. «Di certo è la spia di una situazione di malessere - osserva Luca Colombo della Fabi di Lodi - e, almeno nelle previsioni, ci aspettiamo un’adesione massiccia». Il piano di ristrutturazione annunciato da Cà de Sass è una risposta al decreto Fornero che, spiega Colombo, «ha innalzato l’età pensionabile vanificando l’uscita da Intesa di 5000 dipendenti, operazione che avrebbe portato a un risparmio di circa 300 milioni di euro». Per fronteggiare la situazione, Intesa-San Paolo ha proposto una serie di interventi, che passano dal taglio delle filiali (non si conosce ancora l’elenco delle agenzie da dismettere) all’estensione dei contratti part-time, oltre all’aumento della mobilità territoriale e alla liberalizzazione degli orari, con filiali aperte anche nel tardo pomeriggio e il sabato.

«Vengono prospettati interventi significativi sui lavoratori del gruppo - sottolinea Colombo - intanto l’amministratore delegato si è visto aumentare lo stipendio e nel 2011 si è fatto ampio ricorso alle consulenze esterne. La richiesta dei sindacati è l’immediato ritiro da parte dell’azienda di questo progetto, ideato unicamente per tagliare il costo del lavoro. I sindacati sono consapevoli delle difficoltà del momento, ma chiedono di affiancare ai sacrifici un piano industriale di crescita».

Se lo sciopero in casa Intesa-San Paolo è il provvedimento di maggior impatto che in questo frangente colpisce il Lodigiano e il Sudmilano, non mancano le preoccupazioni per un altro istituto di credito, il Monte Paschi di Siena, che ha annunciato la chiusura di 400 filiali e il taglio di 4600 dipendenti. Quanto al principale istituto di credito del territorio, il Banco Popolare (Banca Popolare di Lodi), il piano industriale del 2011 prevede la chiusura di 140 filiali entro il 2015. Il personale si ridurrà invece, sempre entro il 2015, di 2150 risorse.

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