Fermare la Tem, la nuova tangenziale di Milano? Non è un rimpianto al passato ma un imperativo (ancora) possibile per il futuro. E comunque, un altolà sonoro contro altre avventure a suon di corsie d’asfalto. Questa convinzione ha accompagnato ieri a Casalmaiocco le quattro-cinquecento persone che sotto un sole tornato spietato hanno inscenato la giornata del no corale al serpentone che comincia a mettere la testa qua e là. Un giorno guardato anche con timore e scortato da nutrite forze dell’ordine, ma poi risoltosi in forma pacifica. In mattinata poco lasciava presagire quanto sarebbe successo, poi nel pomeriggio l’atmosfera ha cambiato faccia con il concentramento dei manifestanti in piazza San Valentino davanti al municipio. Quattro-cinquecento. Davanti a tutti è stato piazzato uno striscione «Fermare la Tem, se non ora quando» e poi via: dal centro del paese fino al posto dove le ruspe stanno già scavando. Le cose si muovono, la Tem di fatto è iniziata però gli aderenti al presidio - in mezzo a tante prese di posizione ormai forse poco maneggevoli sulla follìa di tale modello di sviluppo - hanno ripetuto via megafono alcuni tasselli concreti. Sulla Tem gravano tre mine, questo il succo di un discorso che non suoni di retroguardia: l’autostrada ha i soldi che arrivano col contagocce; è piena di ricorsi dei comuni e pure dei comitati, e manca ancora di un progetto definitivo che nessuno ha mai visto.
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