In arrivo altri profughi nel Sudmilano

I rifugiati provenienti da Genova verranno smistati nel territorio

Altri 150 profughi dalla Libia in arrivo nella provincia di Milano, il Sudmilano di nuovo in prima linea e alle prese con la stessa domanda: quanti esattamente nel territorio che parte a San Donato, segue la via Emilia e arriva ai confini del Lodigiano? Di preciso, non si sa. Qualcosa di più si capirà oggi, quando a Milano, a Bresso per l’esattezza, è atteso un convoglio di bus che trasferirà da Genova un contingente di rifugiati politici - approdati ai centri di prima accoglienza di Lampedusa - per smistarli nel vasto comprensorio milanese. Ma quanti esattamente si vadano ad aggiungere ai circa 55 già ospitati, non è chiaro. È realistica una stima di una ventina, forse meno, che vanno a integrare i cinquanta che risiedono all’hotel Ambra di San Zenone e i sei di cascina Santa Brera a Rocca Brivio di San Giuliano. San Zenone appunto dovrebbe fornire appoggio logistico ad altre due persone, mentre Vizzolo Predabissi ha avanzato la possibilità di ospitarne quattro in una struttura dismessa dell’Ai.Bi. (Associazione Amici dei bambini, di Melegnano) in prossimità della via Emilia. Melegnano, San Donato Milanese e San Giuliano Milanese dovrebbero entrare nella logistica dello smistamento, ma non si sa in che termini. In ogni caso la collocazione degli ex lavoratori libici farà capo al Distretto sociale Sud Est Milano e ad Assemi, l’assemblea sociosanitaria intercomunale, che sfrutterà nella circostanza la propria esperienza e la visione sovracomunale delle tematiche sociali. Gli amministratori del territorio affrontano l’emergenza in un certo vuoto di informazioni che possono cambiare completamente il quadro. Finora ad esempio sono arrivati soprattutto uomini, maschi giovani senza famiglia e senza figli; ma le cose si presenterebbero ben diverse se ci si trovasse di fronte a donne con bambini o nuclei familiari interi che non possono essere separati. In attesa che oggi i lavoratori in fuga sbarchino a Milano, si cerca comunque di trovare le strutture adatte all’interno di un territorio che non ne offre molte. « C’è la possibilità di alloggio in una casa famiglia dismessa - così Mario Mazza, sindaco di Vizzolo Predabissi - ma la difficoltà dell’accoglienza non finisce lì. Queste persone vanno seguite nell’assistenza sanitaria, burocratica, gli si deve organizzare qualcosa per riempire un periodo di permanenza che può essere molto lungo». Trascorrere le 24 ore ed esplorare tutto ciò che sa lontanamente di lavoro è il primo e unico obiettivo di Ibrahim, Amechi e degli altri quattro compagni che dal 3 agosto hanno “casa” all’agriturismo Santa Brera di Rocca Brivio. Giovani - età media 25/30 - cinque nigeriani e un ciadiano, questi ragazzi in Libia erano operai specializzati, imbianchini, tecnici manutentori di impianti, non manovalanza generica. Per loro fortuna non hanno lasciato famiglia nel paese di Gheddafi, c’è però qualcuno che ha laggiù il fratello, emigrato anche lui dalla Nigeria, e non ha notizie da un mese. Programmi? «Imparare un po’ di italiano e pregare Dio tutti i giorni di trovare un lavoro qui».

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