
Anche nel Sudmilano prevale il “no” alla riforma con una forbice di 45,56 a 54,44%. Ci sono alcune particolarità locali spiegabili alla luce della storia e delle costanti di lungo periodo del singolo municipio. San Donato Milanese è l’unico centro in cui abbia vinto il “sì”: effetto almeno in parte dell’estrema prossimità a Milano e di un certo “europeismo” diffuso nella città Eni. Nella confinante San Giuliano si verifica invece una singolare coincidenza fra “forchetta” referendaria e forbice Segala-Lorenzano al ballottaggio delle comunali. Melegnano e Peschiera Borromeo si confermano realtà in bilico. Cinque Stelle ancora “fuoriclasse” della sfida: gran parte della propulsione per il “no” si deve attribuire alla forza, anche locale, dei pentastellati. «Lo stile e le prospettive dei Cinque Stelle si stanno radicando - dichiara Viola Policriti, consigliera M5S a Vizzolo Predabissi -. Noi siamo una forza progressista che potrebbe prendere in considerazione una verifica costituzionale partendo da una nuova legge elettorale che determini un parlamento effettivamente popolare. Da questo punto di vista il “fronte del no” ha un solo nome: è il popolo che ha respinto le mistificazioni di Renzi. Renzi ha dimostrato semplicemente di proseguire la linea di centrodestra del suo predecessore Berlusconi».
Nel centrodestra prevale un certo gusto di vendetta consumata: ieri a noi (referendum 2006: 39 a 61 per cento), oggi a voi. In Italia il metodo gollista, la chiamata alle piazze fatta dal palazzo, finisce in legnate.
«Intanto, è stata esasperata la funzione magica, taumaturgica della modifica costituzionale - osserva Luca Squeri, coordinatore metropolitano di Forza Italia - tutto: l’economia, lo spread, la disoccupazione, dipendeva dalla croce sul “sì”. Casomai si dovesse riprendere l’argomento Costituzione, lo si dovrà fare solo ed esclusivamente con un’assemblea costituente o una commissione ad hoc, eletta con metodo proporzionale da tutti gli italiani». Considerazioni simili svolge Vito Bellomo, sindaco di Melegnano: «Se non fai le riforme condivise la gente non riesce a capirle. Ormai dovremmo saperlo e invece Renzi è andato a sbattere, con una riforma peggiore di quella del 2006». Bellomo vede, nel cannocchiale locale melegnanese «un risultato lusinghiero per il centrodestra, con Forza Italia motore della coalizione». Ma la Lega Nord non è proprio convintissima : «Forza Italia si è vista poco alle iniziative del Comitato No - osserva Enrico Lupini, commissario a Melegnano e Paullo -, chi si è fatto in quattro sono stati Lega, Fratelli d’Italia e indipendenti. Comunque, è stata una grande vittoria dei cittadini. Non sono un novellino in politica: da venti anni non vedevo tanta voglia di votare. Il Sud è ormai “feudo” dei 5 Stelle? Non credo: la Lega sta arrivando anche lì, guardate i risultati dell’Umbria e dell’Emilia Romagna». Secondo il coordinatore di uno dei due comitati per il “si” dell’area melegnanese, Dario Signorini, «nel Sudmilano le cose sono andate discretamente e Renzi è comunque una risorsa gigantesca per il Partito democratico e il centrosinistra di governo. In due anni ha aggregato un consenso attorno al quaranta per cento che, a ben vedere, c’è ancora dentro il dato di domenica scorsa». E allora come mai si è perso? « Errori sono avvenuti nel dover in un certo senso fare i pompieri, anche a livello locale, rispetto a certe uscite del premier che hanno messo la campagna in salita. E poi va considerata la griglia di partenza non equilibrata. Noi dovevamo spiegare una riforma nel merito, gli altri che dovevano cacciare il premier e basta. È ben differente».
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