
Lettere al Direttore / SudMilano
Venerdì 04 Luglio 2025
«Il legame speciale tra Frassati e la nostra comunità»
PAULLO «Era antifascista per motivi religiosi, vedeva nei fasci un’antitesi radicale al suo essere cristiano»
Paullo
Nella lettura del bollettino parrocchiale di questa settimana ho sottolineato la ricorrenza del 4 luglio, festa di Sant’Alberto compatrono della Diocesi e anniversario dell’ordinazione sacerdotale del caro don Roberto. Ne aggiungo un’altra molto importante per la co m unità Paullese: morte del Beato Piergiorgio Frassati patrono dell’oratorio, che il giorno 7 settembre verrà proclamato Santo, assieme a Carlo Acutis, da Papa Leone XIV.
Ma chi era Piergiorgio? Un giovane nato a Torino il 6 aprile 1901. Figlio primogenito di Alfredo, giolittiano di ferro, e di Adelaide Amelia, pittrice molto nota.
Famiglia tra le più in vista dell’Alta borghesia torinese. Per i moltissimi altri impegni non seguono la sua educazione e quella della sorella.
Quanto alla Fede, Piergiorgio la sviluppa da sé come fosse autodidatta. Per lui ha un notevole peso l’approdo all’Istituto sociale dei Gesuiti.
Nel 1918 viene introdotto nella Congregazione mariana. Gruppo nel quale coltiva la propria vita interiore (Messa quotidiana ed Eucarestia) ed anche impegno apostolico. Questo impegno Frassati lo concretizza immediatamente in attività caritativa tramite la conferenza di San Vincenzo.
È qui, dove ci sono i poveri, che gli batte il cuore. Anche nella scelta degli studi ha voluto iscriversi al Politecnico di Torino in ingegneria meccanica specializzazione mineraria per aiutare poi i minatori. Il padre invece lo voleva con lui a dirigere “La Stampa” e la sua risposta è stata un sì addolorato. Nell’occasione scrive alla sorella: «Finché la fede mi darà forza sarò sempre allegro! Ogni cattolico non può non essere allegro. Il dolore non è la tristezza, che è una malattia peggiore di ogni altra».
Frassati s’impegna anche nella vita sociale iscrivendosi alla Fuci (dove ha conosciuto monsignor Montini futuro Paolo VI) e al recente Partito popolare fondato da don Luigi Sturzo.
È antifascista per motivi religiosi, vedendo nei fasci un’antitesi radicale al suo essere cristiano. Comunque il maggior impegno è con i poveri ai quali dona soldi e indumenti (anche il suo cappotto); li visita nelle loro soffitte portando carrette di cibo, legna e carbone.
Coinvolge anche i membri della “Società dei tipi loschi”, gruppo di amicizia e preghiera. Piergiorgio Frassati è anche amante della montagna. Volentieri vi sale com gli amici al motto “Guarda in alto”.
Improvvisa arriva la morte il 4 luglio 1925. La famiglia è al capezzale della nonna Ametis morente e s’ accorge tardi che è gravissimo. I funerali svelano il vero Frassati. Alle sue esequie si presenta una folla di migliaia di poveri, gli stessi di cui si è occupato senza risparmio. È li che finalmente i poveri capiscono il figlio.
Inizia anche la conoscenza di Piergiorgio Frassati all’interno della Chiesa. Negli anni trenta la sua figura viene presentata come modello di laico cattolico. L’orecchio più sensibile è quello di monsignor Montini che il 3 luglio 1932 lo commemora come “un forte” e l’1 settembre da Arcivescovo di Milano apre a Torino il Congresso della Fuci accennando a lui. C’è pure Wojtyla che da arcivescovo di Cracovia lo eleva a “guida spirituale della gioventù accademica”. Sarà sempre Giovanni Paolo II che il 20 maggio 1990 lo farà beato come un “moderno” testimone della speranza”.
Nel 1994 termina la ristrutturazione del nostro oratorio; i sacerdoti don Domenico, parroco, e don Renato, assistente dell’oratorio, decidono di affidare lo stesso alla protezione di Piergiorgio Frassati. Si recano a Torino per parlare con Luciana, sorella di Frassati. Da lei ricevono notizie ed aneddoti nuovi sulla vita del fratello e il quadro del beato che si trova oggi nella cappella dell’oratorio.
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