«Hai ucciso Andrea, fatti processare»

La lettera della madre al conducente dell’auto che travolse il figlio

Non vuole che l’automobilista che ha investito suo figlio chieda scorciatoie giudiziarie. Elisabetta Cipollone, la mamma di Andrea De Nando, lo studente di 15 anni ucciso sulle strisce pedonali a Bettola davanti all’oratorio, in una lettera aperta si rivolge a chi ha causato l’incidente. All’uomo che ne è stato responsabile, chiedendogli di non accettare patteggiamenti. «Scendere a compromessi con la legge per me, per tutti noi che abbiamo subito un lutto di questo genere, significa uccidere per la seconda volta chi ha perso la sua vita, massacrato sull’asfalto», scrive Elisabetta. D’altronde è la stessa cosa che ha reclamato, attraverso una raccolta di firme, l’Associazione italiana vittime e infortuni della strada che si mossa per l’abolizione della possibilità di patteggiare il reato di omicidio colposo. La pesante accusa che è stata formulata anche nei confronti dell’automobilista di Mediglia, che ha ricevuto dal pubblico ministero Maurizio Ascione la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Perché, in base a quanto ricostruito attraverso le testimonianze dal pm, la sua macchina andava troppo veloce: molto di più dei 50 chilometri orari consentiti. E non c’è stato scampo per Andrea, che attraversava la strada insieme al gemello Cristian e a un amico. «Io - dice Elisabetta - in questa disgrazia ho avuto anche fortuna, perché in un solo istante potevo perdere i miei due figli, e invece Cristian è ancora qui con me». Ma la cosa angosciante è che questa tragedia può accadere a chiunque. «Gli incidenti - dice Elisabetta - sono diminuiti ma i pedoni investiti sono aumentati in maniera esponenziale. È difficile accettare che chi uccide una persona, al volante di una macchina, possa patteggiare la pena. Il patteggiamento non è ammesso per la violenza sessuale, la pedofilia. Trovo che anche per l’omicidio debba essere inammissibile: in questi casi, io credo, non ci si dovrebbe poter sottrarre al processo ordinario. Perciò io chiedo all’automobilista che ha investito mio figlio di sottoporsi alla giustizia ordinaria». Se accusa e imputato si accordano per la condanna ad una determinata pena ed evitano il processo ci sono vari vantaggi: intanto la pena da applicare è diminuita di un terzo (per la precisione, il codice di procedura penale dice «fino a un terzo», ma nella prassi la diminuzione è quasi sempre applicata nella misura massima possibile). Questo aspetto permette di ricondurre anche fatti non particolarmente lievi nei limiti entro cui è possibile beneficiare della sospensione condizionale della pena o dell’affidamento ai servizi sociali (rispettivamente, due e tre anni di reclusione). E per chi è incensurato a sottrarsi alle patrie galere.

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