Francesco, nessuna conferma

La segnalazione di una milanese che sostiene di aver accompagnato alla Caritas di Milano, in via San Bernardino, un ragazzo molto somigliante a Francesco Rigoli, non ha risolto il mistero. La chiamata era arrivata al centralino della trasmissione di Rai 3 “Chi l’ha visto” poco prima delle 23 di mercoledì, mentre il papà dello studente di Sordio, Silvano, era collegato in diretta dagli studi di Milano. E l’ha ascoltata anche la madre di Francesco, che ha colto, in due particolari descritti dalla testimone, elementi che solo i familiari sapevano: «Indossava una felpa nera con cappuccio e scarpe bianche». Da qui una ventata di speranza, che ha portato a immediate verifiche presso la Caritas. «Ma la donna - spiegava ieri pomeriggio papà Silvano - ha raccontato solo di aver portato il ragazzo davanti al cancello della Caritas. A quando sappiamo, dentro sembra che non sia stato visto».

A questo punto il dubbio è che a chiedere aiuto mercoledì alla donna, chiedendole dove fosse la sede della Caritas, fosse un sudamericano, somigliante a Francesco perché anche lui è peruviano, adottato in tenera età. Oppure, che fosse davvero Francesco, bisognoso di cibo o di un luogo sicuro per riposare, ma che all’ultimo non si sia presentato ai responsabili della struttura o che sia riuscito in qualche modo a non farsi riconoscere.

Il ritrovamento della Fiat Punto con la quale il 24enne, studente in giurisprudenza, avrebbe lasciato la casa di Sordio la sera del 31 ottobre, non sembra essere stato finora indicativo per i carabinieri, che stanno svolgendo accurate indagini, con l’intenzione di interrogare, se necessario, il maggior numero possibile di amici e conoscenti di Francesco. L’auto era stata bruciata e abbandonata nei pressi di Rosate ed era stata segnalata e recuperata, ha rivelato il padre, già l’1 novembre, meno di 24 ore dopo l’ultima telefonata di Francesco ai genitori, in cui il giovane preannunciava che avrebbe trascorso la serata a una festa e che poi, in nottata, li avrebbe raggiunti nell’abitazione di Mercallo (Varese) in cui si sono trasferiti da almeno un paio d’anni, tenendo però anche l’appartamento di Sordio, sulla via Emilia, come base per gli studi del figlio, più comodo a raggiungere Milano. Sulla vettura, né le chiavi di avviamento, né altri effetti personali del giovane.

Ci sono particolari che la famiglia e gli inquirenti hanno preferito per ora non diffondere, allo scopo di agevolare le indagini: aveva con sè, tra l’altro, un cellulare, muto da undici giorni, una tessera Bancoposta e un Telepass, è alto un metro e 68 e ha una piccola cicatrice sulla fronte.

L’appello, ormai, appare lanciato su tutti i canali possibili: da quelli dell’ufficio scomparsi della questura di Milano a Facebook, dove continuano ad arrivare attestazioni di solidarietà alla famiglia e di affetto verso Francesco, dal grande spazio riservato da “Chi l’ha visto” alle attività investigative dell’Arma. E anche il padre, personalmente, lo sta cercando. «Non è così facile scomparire a Milano», confida uno degli inquirenti, mentre altre fonti investigative continuano a sostenere che tanti elementi portano a pensare a un allontanamento volontario.

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