Così una famiglia vive fra i rifiuti
L’insediamento dura
ormai da un mese e
non è certo sfuggito ai
cittadini, che chiedono
un intervento da parte
delle istituzioni
Utilizzando materiale di risulta sono riusciti a creare un riparo da sguardi indiscreti, per il resto sembra infatti non abbiano niente eccetto qualche suppellettile. Pare che fino ad ora non abbiano mai comportato alcun disturbo e a questo punto il sollecito che i sandonatesi di Certosa rivolgono alle istituzioni riguarda in particolare le condizioni in cui versano questi abitanti abusivi che sembra non siano nomadi, bensì solamente persone molto povere. In base ad un copione noto, probabilmente sono sfuggite dalla miseria del loro Paese per finire poi ad inventarsi una sistemazione provvisoria nella massima precarietà in questo tratto di Sudmilano. Sebbene, la loro presenza abbia creato anche qualche tensione, con interventi sui social network da parte di residenti che sollecitano in primo luogo il ripristino della legalità.
L’area, ormai da anni in stato di abbandono, è di proprietà privata. Ma come è avvenuto in passato per Cascina San Francesco, di proprietà dell’immobiliare Asio, meta da sempre di gruppi di nomadi, i sandonatesi più attenti attendono un intervento da parte del Comune. Sia sul fronte sociale, per garantire un accoglienza più dignitosa ai senzatetto, sia sul piano del decoro e della sicurezza tramite un’ordinanza diretta ai privati. Nel frattempo i più attenti stanno mantenendo alta la guardia nel timore che possano sorgere anche problemi di sicurezza per gli stessi abusivi legati ad esempio al ricorso a sistemi “artigianali” di riscaldamento. Un nuovo allarme si alza dunque dal quartiere che già negli anni scorsi aveva reclamato attenzione agli enti preposti per la presenza di singoli clochard che pernottavano sulle panchine. Un fenomeno che ha riguardato soprattutto i periodi estivi, quando nella bella stagione si vedevano uomini dormire nelle aree pubbliche. Ora si è aperto un nuovo capitolo che vede un nucleo di stranieri insediato sotto il ponte. Presenze rispetto alle quali alcuni cittadini ancora una volta aspettano risposte dalle istituzioni.
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