Continua la gara di solidarietà per Sara

La ragazza deve tornare a casa, ma le risorse non sono sufficienti

Continua la gara di solidarietà per aiutare Sara Ippolito. La 18enne, nata a Sant’Angelo, ricoverata in stato vegetativo dopo un intervento di appendicite all’ospedale di Vizzolo, due anni fa, è ancora alla fondazione Maugeri di Pavia. I 6 mesi previsti di ricovero però sono già diventati 11 e i medici dicono che riportare Sara a casa potrebbe essere un’opportunità per farla risvegliare. L’abitazione di Torrevecchia Pia però è troppo piccola: per accogliere il letto adatto, la carrozzina e tutte le apparecchiature mediche i genitori devono allargare le stanze, magari alzare la casa di un piano e dotarla di ascensore. I fondi per farlo però sono insufficienti. La mamma ha dovuto approfittare della legge 104 e chiedere il congedo, per accudire la figlia. I coniugi, che hanno altri due figli, uno disoccupato di 22 anni e un altro di 15, ancora studente, deve vivere solo con lo stipendio da operaio del padre. Quest’ultimo ha lanciato un appello dalle colonne del giornale, chiedendo aiuto. Qualche persona si è già fatta avanti, un operatore commerciale si è offerto anche di promuovere la raccolta fondi nel suo bar; se qualche ente, banca o associazione si rendesse disponibile, magari anche con iniziative ad hoc, come ha già fatto la parrocchia con la lotteria, l’operazione potrebbe essere pìù semplice. «Dal canto suo - spiega il genitore Francesco Ippolito - il sindaco di Torevecchia Pia ha dato la sua disponibilità e l’ha ribadita ulteriormente. Domani (oggi, ndr) i medici le faranno un elettroencefalogramma che durerà 24 ore. Servirà per capire se ci sono delle differenze tra sonno e veglia, cosa succede nella sua testolina quando dorme, piange o ci guarda. Il pianto è un modo che ha individuato per farci capire che sta male, ha mal di pancia, vuole girarsi sul fianco o ha il catetere che non funziona. Basta fare qualche tentativo e alla fine, individuata la causa, lei si calma. Secondo me è un buon segno». Adesso però è venuto il momento di trasferire Sara a casa. «In attesa di procedere con i lavori - spiega Ippolito - sarà trasferita in un’altra struttura. In questi giorni ci diranno dove. Abbiamo pensato anche di vendere la nostra abitazione e comprarne una più grande, ma lì dove siamo abbiamo un ampio giardino e poi è meglio se Sara trova un ambiente che già conosce. Mia moglie ha imparato a gestire la ragazza da sola. Sarà un bell’impegno, ma ci faremo forza. Spero, per il prossimo inverno, di riuscire a portare Sara a casa. Tante piccole gocce formano il mare. Dovremmo andare in giro a cercare mutui e fondi: non sono abile in questo, ma siamo veramente in difficoltà . Persino i costi della benzina incidono. Facciamo 700 chilometri a settimana. Mia moglie, aiuto cuoca alla mensa scolastica del paese, dopo la richiesta del congedo straordinario guadagna la metà. Non ce la faceva più però, psicologicamente, a sostenere, quando andava a lavorare, le tante persone che le chiedevano come stava Sara. Ogni volta per lei era un dramma. Adesso riesce ad affrontare meglio la situazione e Sara è contenta di stare con lei». Il 20 maggio ci sarà l’udienza. Papà Francesco metterà l’annuncio su Facebook. «Mi piacerebbe quel giorno - dice soffocando il groppo che le chiude la gola - portare tutti i suoi compagni di scuola e i suoi amici in tribunale. Sara se lo merita».

Cristina Vercellone

I genitori sperano che nel suo ambiente possa uscire dallo stato vegetativo sorto dopo un intervento di appendicite

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