CERRO Una mozione per tutelare l’arco realizzato ai tempi del fascismo all’ex Saronio: «Un esempio unico nel suo genere»

«Riteniamo che una sua valorizzazione darebbe lustro a quella zona abbandonata». Nella fabbrica venivano prodotte le armi chimiche destinate all’esercito italiano

«È un’architettura unica nel suo genere a livello nazionale e non solo, deve essere salvaguardato l’arco realizzato ai tempi del fascismo, ai piedi del quale oggi si trova una discarica comunale». Capogruppo di minoranza a Cerro al Lambro, la proposta arriva da Francesco Piazza, che sull’argomento ha presentato una mozione in discussione in una delle prossime sedute consiliari. «Meglio noto come torre dell’acquedotto, il monumento sorge nell’area dell’ex chimica Saronio nella frazione di Riozzo, dove venne realizzato tra gli anni Trenta e Quaranta - sono le sue parole -: già sottoposto a vincolo storico e paesaggistico, stiamo parlando di un arco di stile neoclassico unico nel suo genere, nelle cui vicinanze si trova però una discarica comunale. Tutto questo ne deturpa la bellezza e il valore storico-artistico: riteniamo invece che una sua valorizzazione darebbe lustro a quella zona abbandonata».

Tuttora appartenente al demanio, il caso è quello dell’area grande oltre 40mila metri quadrati dove nella Seconda guerra mondiale venivano prodotte le armi chimiche destinate all’esercito di Benito Mussolini, in fondo alla quale sorge imponente l’arco di cemento sul quale svetta l’aquila imperiale simbolo del Ventennio fascista. «Non ne facciamo naturalmente una questione di carattere politico, ma reputiamo doveroso riconoscere i monumenti che rappresentano una traccia del nostro passato - rimarca Piazza -: l’arco di Riozzo è l’unico esempio in campo nazionale di un’architettura neoclassica simile solo a quella dei Fileni o El Gaus, monumento costruito in Libia nel 1937 e distrutto dal colonnello Muammar Gheddafi nel 1973. Il suo recupero rappresenterebbe insomma un segnale importante per l’intero territorio dal punto di vista storico-culturale: al Comune chiediamo di tutelarlo e renderlo fruibile ai visitatori attraverso un’apposita campagna di valorizzazione».

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