Binasca, l’ex convivente di Luljeta rinviato a giudizio per omicidio volontario: rischia l’ergastolo

La 47enne era stata accoltellata lungo la strada tra Melegnano e San Giuliano

Disposto il giudizio immediato per Alfred Kipe, l’albanese di 43 anni domiciliato a Milano che ha confessato di aver ucciso a coltellate domenica 7 febbraio l’ex convivente Lulijeta Heshta, 47 anni, anche lei albanese, alla rotonda di Pedriano della provinciale Binasca all’ingresso di viale della Repubblica di Melegnano, su una striscia di terreno a fianco della strada che per qualche metro ricade nel territorio di San Giuliano Milanese.

Solamente alla fine di luglio l’uomo, in carcere dall’8 febbraio, aveva fatto chiedere al suo difensore Lino Terranova di poter incontrare il pubblico ministero e aveva confessato. Sostenendo di essere andato, quella mattina, sulla Binasca, dove sapeva che avrebbe trovato la donna, per un chiarimento, dato che lei da circa una settimana se n’era andata da quella che per diversi anni era stata la loro comune abitazione, in zona Corvetto a Milano. Dopo una litigata, l’ennesima, Kipe aveva estratto un coltello e l’aveva colpita cinque volte, sotto gli occhi di alcuni automobilisti di passaggio che avevano subito dato l’allarme al “112”. La donna si era poi spenta durante il trasporto all’Humanitas di Rozzano. All’arrivo delle gazzelle e del soccorso sanitario però dell’uomo, visto allontanarsi verso Melegnano con passo tranquillo, non c’era più nessuna traccia. Ben presto i carabinieri avevano cominciato a sospettare dell’ex convivente, che avevano trovato nel pomeriggio a casa a Milano. Il tracciato del suo cellulare indicava che attorno alle 13, l’ora del femminicidio, si trovava proprio nella zona a nord di Melegnano. Il suo alibi però era che si trovava in un bar a bere. e quando ha accolto in casa i militari era ancora ubriaco. Per ritornare a Milano aveva usato un taxi. Luljeta veniva notata da anni sulla Binasca. dove esercitava la prostituzione. Il suo compagno invece non aveva un lavoro fisso ma sembra che la decisione della donna di lasciarlo fosse la conseguenza dei suoi ripetuti eccessi con l’alcol, che avevano innescato una serie di litigi sempre più frequenti, secondo il racconto dei vicini ma anche di parenti della vittima.

Il processo si terrà a metà ottobre in Corte d’assise a Milano, senza la possibilità di riti alternativi perché è prevista la pena dell’ergastolo, dato che l’accusa è di omicidio volontario aggravato dal rapporto di convivenza. Non è stata contestata invece la premeditazione, ritenendo difficile confutare la difesa dell’albanese che sostiene che il coltello lo portava sempre con sè, come sembra abitudine (non legale in Italia) anche di diversi suoi connazionali.

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