Ancora un mese per salvare Genia

Crisi Genia, due anni dopo le cose si somigliano molto: politica e conti pubblici ballano sull’abisso di Genia. Mentre il sindaco detta la sua “road map”: «Evitiamo il recupero crediti forzato. Liquidiamo le banche ed Eni con 15 milioni di monetizzazioni e l’ex Centro natatorio». Sono passati 24 mesi ma c’è ancora una data a fine anno, in questo caso l’8 dicembre, in cui Genia troneggia. Entro Sant’Ambrogio bisogna arrivare a una ragionevole liquidazione dei crediti a banche e altri finanziatori dell’ex azienda factotum. Altrimenti Genia fallisce “ex iure”, per decreto sentenza. C’è un percorso politico (di giunta e di consiglio), prima della scadenza segnata in rosso, in cui è meglio «votare per il bene di San Giuliano». E c’è un sindaco, Alessandro Lorenzano, allora Gina Greco, che deve guidare la truppa della maggioranza oltre l’ostacolo. «Non mi sento il capitano di un’operazione partitica, francamente - ha detto ieri l’attuale sindaco -, vedo davanti a me un calendario a maglie strettissime in cui dobbiamo decidere un nuovo atto di indirizzo consiliare, preceduto da una delibera di giunta. Per questo incontrerò capigruppo e cittadini». Insomma il tortuoso avvitamento dell’ex multiservizi non ha finito di scombinare lo stagno politico sangiulianese.

Ma, secondo il sindaco che ieri ha voluto mettere dei paletti alla ridda di voci impazzite su fallimenti già decisi, pignoramenti, svendite, interessi indicibili, se si segue una via non complicatissima stavolta Genia potrebbe davvero diventare passato prossimo. Ieri Lorenzano è intervenuto per chiarire che cosa esattamente si deve decidere da qui alla fine del 2012 in modo da “salvare il salvabile” (queste le sue esatte parole), e cioè essenzialmente il patrimonio pubblico. «Bisogna essere chiari - ha riassunto il sindaco tirando le fila del complicato argomento - se entro un mese non si arriva a una soluzione concordataria con le cinque banche ed Eni, si dichiarerà il recupero crediti forzato in liquidità e beni immobili, oltre che la fuoriuscita dei 35 dipendenti rimasti». La possibilità è concreta, non ricattatoria. Scuole, impianti sportivi, cinema, area centro natatorio, alloggi Erp e popolari possono andare al privato a risarcimento danni. «Certo non si abbatteranno le scuole per fare palazzine - dice ancora il sindaco -, ma potremmo arrivare all’assurdo di un comune che pagherà a un privato l’affitto per mandare i bambini nelle scuole che una volta erano sue. E l’affitto come riusciamo a sostenerlo? Con le tariffe sui servizi e l’Irpef, non c’è altro».

Il male e il rischio sono chiari. «Siamo al passaggio decisivo - così il sindaco -, se Genia fallisce senza concordato tutto diventa “aggredibile”. Forse non le case Erp, ma lì la giurisprudenza è complessa e c’è una possibilità che lo siano». L’altro sentiero che si apre è elevare, da qui a Sant’Ambrogio, dal 20 al 30 per cento la soddisfazione dei crediti esigiti da Eni e dai cinque istituti bancari. Come? Sembra esserci una via sola. «Con otto milioni di liquidità disponibili subito, più sette milioni circa che potrebbero entrare dalla messa in gara della distribuzione del gas (la cosiddetta “vettoriazione”, nda) e poi dal terreno del Centro Natatorio mai costruito. Circa due milioni di euro di valore oggi, potrebbero salire a dieci con una diversa destinazione d’uso». Il Centro natatorio dei desideri intristisce da anni nella mancanza di soldi, coi suoi buchi per terra. Un domani, sarà ben difficile che il broletto di via De Nicola possa rifarci un investimento pubblico. Allora, meglio giocare la carta subito.

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