Al Calandrone un’invasione di pellegrini

Centinaia di malati al Santuario per assistere alle funzioni

Si sono susseguiti per l’intera giornata di ieri a Merlino, i pellegrini recatisi al santuario del Calandrone nella festa della Natività di San Giovanni Battista. Fin dalle 5 del mattino sono arrivati dal paese, dal circondario, da tutto il Lodigiano ma anche da Cremasco e Milanese, a piedi, con la navetta, in pullman o auto e soprattutto in bicicletta, sia in gruppi che a livello di ciclismo amatoriale: da Lodi, da Massalengo e non solo, numerosi infatti coloro che sono giunti già di primo mattino e hanno poi riempito le bottigliette con l’acqua del fonte da una delle due vasche che affiancano l’entrata della chiesetta.

E proprio all’interno del piccolo santuario, alle cui pareti sono visibili testimonianze di grazie ricevute dai ricami di inizio Novecento alle foto più recenti, i fedeli hanno reso omaggio al Battista attraverso il delicato affresco quattrocentesco che lo ritrae mentre indica l’Agnello di cui fu precursore.

Vero e proprio ristoro in mezzo ai campi, il santuario del Calandrone ha accolto ieri alle 8.30 gli ammalati per la messa a loro dedicata, presieduta dal Vescovo di Lodi e concelebrata dal parroco don Luciano Rapelli insieme al responsabile diocesano della Pastorale della Salute don Alberto Curioni. Presente poi don Virginio Moro assistente Unitalsi, con i volontari che hanno animato la celebrazione, e tra i fedeli il sindaco Giovanni Fazzi e alcuni membri dell’amministrazione, il presidente del Parco Adda Sud Silverio Gori, il consigliere della Provincia di Milano Massimo Gatti oltre alle autorità militari. In servizio c’erano la Croce Bianca di Paullo, la Polizia locale e tantissimi volontari che fin dalle 4 hanno assicurato viabilità e assistenza ai pellegrini. In riferimento al Vangelo che racconta la nascita del Battista, la gioia di Elisabetta e la lode di Zaccaria condivise dai vicini, monsignor Merisi ha affermato: «Sulla casa di Elisabetta, anziana e sterile, il cielo si schiarisce, il velo del dolore dell’impossibilità di avere figli si rompe in un inno: già il nome Giovanni significa “Dio è favorevole”. Niente è impossibile a Dio. E noi siamo capaci di condividere la gioia altrui?».

E ha poi aggiunto: «Il Battista è stato un vero discepolo che ha detto sì alla chiamata del Signore nella sequela totale, dalla nascita fino al dare la vita. Al prete è chiesto di farsi carico della santità propria e degli altri, a tutti la prossimità evangelica nei confronti di chi soffre, gli ammalati possono offrire il proprio dolore che confluisce così per la salvezza dell’umanità».

E dagli ammalati è venuto l’abbraccio a monsignor Merisi per la sofferenza per la morte della mamma, abbraccio espresso dalle parole di don Curioni, mentre nella benedizione finale il Vescovo ha chiesto su tutti l’intercessione di Maria e San Giovanni insieme a quella del “santo della carità” Luigi Guanella le cui spoglie sono venerate in questi giorni a Livraga.

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