A San Donato il metodo Zamboni

Al Policlinico nuove cure contro la sclerosi multipla

Il Policlinico San Donato testerà il metodo del professor Paolo Zamboni per la cura della sclerosi multipla. Il nosconomio locale figura infatti tra la rete di 15 ospedali italiani che parteciperanno al cosiddetto «trial clinico randomizzato», ovvero un sistema di sperimentazione in cui al gruppo di pazienti che verrà curato con la terapia sperimentale, che nel caso specifico prevede un angioplastica, se ne abbina un altro che sarà al centro di approfonditi studi, senza procedura endovascolare. Secondo il noto luminare, direttore del Centro di malattie vascolari all’Università di Ferrara, i malati di sclerosi spesso hanno un restringimento delle giugulari e di una vena del torace che si chiama azygosi. Questa stenosi, che sembra legata alla sclerosi a placche, peggiorerebbe i sintomi e l’evoluzione della malattia. L’obiettivo è teso a validare scientificamente la teoria che ipotizza la corrispondenza delle alterazioni riscontrate con ecocolor doppler (una sorta di ecografia sui principali vasi sanguigni) del sistema nervoso cerebrale con la sclerosi multipla. In base alla rivoluzionaria teoria la riapertura delle vene potrebbe ridurre o eliminare gran parte dei sintomi. Al programma sperimentale che sta per prendere quota in Italia se ne aggiungono altri quattro negli Stati Uniti e uno in Polonia. Sul territorio nazionale in un anno gli specialisti dei 15 ospedali scelti dal Ministero della salute punteranno l’attenzione su 650 pazienti, la metà di questi testerà la pionieristica scoperta. La selezione del campione prevede che verranno ammessi solo quei pazienti che risulteranno positivi ai criteri espressi dal protocollo Zamboni e confermati con eco color doppler. La priorità verrà data ai pazienti idonei già in cura presso il Policlinico San Donato e successivamente a quelli provenenti da altri centri per la sclerosi multipla, in quanto il piano di attentissimi approfondimenti necessita di frequenti e rigorose valutazioni. Si tratta di una sperimentazione difficile, in quanto è elevato il rischio di abbandono da parte dei pazienti che non saranno sottoposti al trattamento. Ma questi, qualora venisse validato l’esito della nuova metodologia, saranno i primi a ricevere le cure idonee. Il professor Zamboni sarà presente nella giornata di oggi a San Donato, in occasione del convegno «CCSVI complesso quadro patogenetico della sclerosi multipla», che modererà insieme al primario, professor Giovanni Meola.

Giulia Cerboni

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