A rischio 150 lavoratori alla Bindi
L’azienda sta attraversando un momento difficile: vuole ridurre l’organico in modo drastico, a breve le trattative coi sindacati
Vortice di tagli alla Bindi, con 150 esuberi di lavoratori su un organico complessivo che ruota sui 600 addetti. La notizia è ufficiale, dal momento che il colosso del dolciario, dopo un parentesi assorbita dalla cassa integrazione a seguito di un calo di fatturato, ha già depositato la documentazione in Assolombarda, dove nei prossimi giorni partirà una trattativa con i sindacati, al fine di individuare la formula con cui verrà perseguito l’obiettivo di ridurre il personale.
In particolare sono coinvolti i dipendenti impegnati nella produzione, ovvero nello stabilimento sangiulianese, a cui si aggiunge anche una quota di impiegati. La notizia di questa nuova bufera che tocca il delicato piano dell’occupazione ha iniziato a trapelare nei giorni scorsi, anche se l’azienda per il momento riguardo la strada imboccata, che porterà un deciso colpo di forbice sul gruppo di dipendenti, intende mantenere riserbo in attesa dell’avvio del confronto con le unità sindacali. «È in atto un piano di riorganizzazione - spiega il direttore del personale Andrea Maci -, al fine di adeguare la struttura aziendale alle attuali esigenze del mercato, ma per correttezza nei confronti delle parti ritengo che tutte le informazioni debbano essere innanzitutto presentate in sede di trattativa». Riguardo l’ipotesi di un licenziamento collettivo per dare seguito alla scelta, definita ai piani alti dell’azienda, di decurtare il personale, il principale referente di questa delicata partita, afferma: «Esistono numerosi strumenti legislativi che si possono applicare, le decisioni verranno intraprese nella sede opportuna». Per il momento dunque restano degli interrogativi aperti che troveranno risposte forse nelle prossime settimane, quando le parti inizieranno ad affrontare questo nuovo capitolo della storia Bindi, gigante del comparto industriale di San Giuliano, che ha maturato una lunga tradizione sul territorio. Complice indubbiamente la recessione economica soprattutto nel settore della ristorazione dove Bindi vantava il principale portafoglio di clienti a cui sembra abbinarsi la mancanza di alternative in termini di mercato. Già nel settembre del 2012, quando è stato firmato un accordo per la cassa integrazione di 450 lavoratori (con una riduzione da 40 a 24 ore settimanali per 13 settimane non consecutive) in base a quanto si legge nel documento l’esigenza di procedere con l’ammortizzatore sociale era «conseguenza esclusiva del consistente calo dei volumi». A distanza di un anno si parla di una riorganizzazione complessiva verso una futura struttura più contenuta rispetto a quella attuale. Gli aggiornamenti passeranno dal confronto tra Bindi e le unità sindacali che, partendo da un primo incontro già in programma, sulle scrivanie di Assolombarda cercheranno un accordo per i già dichiarati 150 esuberi.
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