A Cerro il giallo del maxi bonifico

Come sia potuto accadere resta un mistero, e forse proprio su questo aspetto punterà l’avvocato difensore per cercare di salvare il proprio assistito da una pesante condanna per frode informatica. Sta di fatto che un grosso bonifico, per poco meno di 200mila euro, era partito dalla filiale di Cerro al Lambro di un grosso gruppo bancario italiano ed era finito, senza alcuna giustificazione apparente, sul conto corrente aperto in provincia di Como da un calabrese oggi 35enne. L’uomo aveva già chiesto alla propria banca l’emissione di assegni circolari a suo nome, che avrebbero consentito di incassare la cifra senza alcun problema sia in Italia sia all’estero, ma all’ultimo, prima che il denaro potesse prendere il volo, uscendo dal circuito bancario, gli assegni erano stati bloccati e il calabrese identificato dalle forze dell’ordine e denunciato a piede libero. All’epoca dei fatti, che risalgono al 16 agosto del 2006, era incensurato, e non risulta avesse alcun tipo di legame con il Lodigiano o il Sudmilano.

Il processo però si aprirà a Lodi solamente all’inizio del 2013: inizialmente infatti la magistratura aveva contestato, come luogo di commissione del reato, un paese alle porte di Como nel quale il calabrese aveva il conto che ha ricevuto il bonifico “incriminato”. L’avvocato Marina Scotti di Lodi però ha eccepito l’incompetenza territoriale del tribunale e della procura di Como, in quanto la stessa pubblica accusa, nella ricostruzione dei fatti, evidenzia che il calabrese sarebbe stato visto più volte nella filiale di Cerro. A testimoniarlo, la videosorveglianza della banca. Se frode informatica c’è stata, quindi, è stata commessa sotto la giurisdizione del tribunale e della procura di Lodi.

E questo “viaggio” del fascicolo, oltre all’udienza per decidere in merito alla competenza, ha fatto passare ancora più tempo rispetto a quelli “fisiologici” della giustizia italiana.

Oltre alle immagini che immortalano il calabrese in banca a Cerro, accompagnato da un soggetto non identificato, l’altra certezza “tecnologica” di questa indagine arriva dai codici elettronici che accompagnavano il bonifico: risulta infatti effettuato da uno dei due computer che erano in uso al direttore della filiale di Cerro, un terminale, tra l’altro, che spesso rimaneva inutilizzato. Da chiarire come possa aver fatto uno sconosciuto a disporre delle parole chiave e della conoscenza tecnica per effettuare una simile operazione, che il direttore, ovviamente, ha subito disconosciuto, chiedendo e ottenendo il blocco della somma e il ri accredito sul conto di provenienza.

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