Un arbitro lodigiano per lo scudetto della serie A di rugby

Un lodigiano nella battaglia tra giganti. Con uno scudetto da assegnare e il “suo”, idealmente, già cucito sul petto. Sarà una giornata davvero memorabile quella di domani (sabato) per Stefano Pennè, 41enne di Casalpusterlengo, di professione veterinario ma con un “hobby” particolare: l’arbitro di rugby. “Hobby”, appunto, si fa per dire: perché dopo essere approdato da anni nelle massime platee nazionali ed europee, per l’ex giocatore del Codogno è arrivato il coronamento di tutta una carriera: la direzione domani al “Battaglini” di Rovigo della finalissima del campionato di Eccellenza, il top in Italia, tra i padroni di casa e i cugini del Petrarca Padova. Un appuntamento prestigioso di suo, con tanto di diretta televisiva (dalle 18.10 su RaiSport1), tra due “grandissime” della palla ovale italiana. E che per Pennè, protagonista nell’ex Super 10 italiana già nel 2004, ma con tante presenze anche nelle coppe europee e nelle sfide tra nazionali giovanili e “senior” del vecchio continente, rappresenta il raggiungimento di un sogno. «È già un grande obiettivo, le possibilità non sono tantissime e sarò il primo arbitro lombardo ad avere questa chance - conferma il “fischietto” casalese -. A Rovigo, con tutto lo stadio pieno, sarà uno spettacolo: anche perché, pur essendo la grande “classica” del nostro rugby, da quando ci sono i play off sarà la prima volta che le due rivali si affrontano in finale. Il “fair play”? Una finale è “tutto o niente”, è normale che in campo ci sia battaglia su ogni pallone fino all’ultimo. Ma per fortuna tutto resta contenuto al match: il bello del rugby è proprio questo». È evidentemente soddisfatto, Pennè. Anche perché i galloni di arbitro-scudetto se li è conquistati con un curriculum diventato strada facendo sempre più ricco. Una cinquantina di gare nel massimo campionato italiano, gli Europei Under 18, fino al Sei Nazioni Under 20, quello “B” nazionali maggiori, gare di qualificazione alla Coppa del Mondo e tante coppe europee, dalla Amlin Challenge («la Coppa Uefa del calcio») alla Magners League, sorta di campionato per club europeo con alcune tra le più forti squadre irlandesi, gallesi, scozzesi e italiane; una sorta di “anticamera”, quest’ultima, della più illustre Heineken Cup, la “Champions” della palla ovale europea: «Arbitrarci? Di solito ci vanno solo i professionisti, ma dalla Magners ho avuto buoni riscontri, dovrei avere altre designazioni: dovrò dimostrare buone attitudini. A parte il Sei Nazioni assoluto, i cui arbitri sono solo professionisti e vengono designati dall’Irb, per l’estero non mi pongo limiti, anche se so bene che non è facile e che forse sono arrivato “un po’” tardi. In più l’Italia politicamente non pesa molto, ci vuole un po’ di fortuna; alla prossima Coppa del Mondo, comunque, manderemo ben tre rappresentanti: Carlo Damasco (che a Rovigo gli farà da guardalinee, ndr), un arbitro video e un commissario di disciplina». Da arbitro, ma anche da atleta ritiratosi giovanissimo (22 anni) solo per un grave infortunio, Pennè valuta anche il “peso tecnico” del rugby italiano: «La Federazione sa che ha un deficit rispetto a Paesi dove il rugby è “respirato” da tutti, ma sta lavorando tanto, creando accademie Under 18 e una a Tirrenia Under 20 per poter raccogliere i migliori e lavorarci in tempi più ridotti. In altre nazioni si gioca anche a scuola, lì è più facile reclutare: a Codogno, per esempio, lavoriamo proprio con le scuole per trovare nuovi atleti alla prima squadra di C. Ma il movimento sta crescendo, specie in Lombardia: la quantità sta arrivando, ora tocca alla qualità. Tra i senior, però, il gap non è così grande: abbiamo battuto la Francia, e nelle coppe spesso le nostre perdono per errori». E gli arbitri: «Come le nostre squadre hanno dimostrato di sapere vincere, i nostri arbitri sanno dirigere», chiosa orgoglioso Stefano Penné: a Rovigo, i giganti, dovranno credergli.

Stefano Massimo Pennè, 41enne di Casalpusterlengo, dirigerà sabato al “Battaglini” di Rovigo la finalissima del campionato di Eccellenza, il top in Italia, tra i padroni di casa e i cugini del Petrarca Padova

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