Settima vittoria per il lodigiano nella “maratona dell’Adige”

LODI «Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini rincorrono un pallone per 90 minuti e alla fine vince la Germania», recita un noto aforisma coniato da Gary Lineker. Un concetto che si può tranquillamente trasferire alla canoa, quello sport in cui tutti partono incendiari e fieri ma in cui alla fine vince Cesare Mulazzi. Già, perché il campione lodigiano della Canottieri Adda è ancora il più forte di tutti. Anche a cinquant’anni suonati. L’ennesima dimostrazione di superiorità è arrivata domenica nella 12esima edizione della prestigiosa “Adigemarathon”, la massacrante competizione fluviale che si snoda per 36 chilometri da Borghetto Avio (Trento) a Pescantina (Verona) e che ha visto al via 200 atleti provenienti da tutta Europa: nel K1 Mulazzi ha primeggiato con il tempo di 2 ore, 6 minuti e 11 secondi, stravincendo non solo il confronto con gli avversari della sua categoria, i Master, ma pure quello con gli atleti iscritti tra i Senior, sulla carta i più agguerriti per il successo finale.

Il canoista lodigiano si è tolto anche lo sfizio di battere il tedesco quattro volte campione del mondo Markus Gickler, colui che nel 1993 gli strappò il titolo iridato in Val di Sole. La vittoria di domenica è l’ottava di Mulazzi nell’“Adigemarathon”: il portacolori della Cannottieri era giunto sempre primo nei Master tra il 2008 e il 2014, a parte lo scorso anno quando un incidente lo costrinse a chiudere 29esimo. Il tempo migliore è datato 2012 (1 ora 59’ 44’’), ma ogni maratona fa storia a sé, perché sul crono finale influiscono parecchio le condizioni ambientali e il “traffico” di barche (tutte le categorie partono insieme). «Mi sono preparato bene per questa gara, per la prima volta ho ottenuto il miglior tempo assoluto nella maratona fluviale davanti a due avversari di valore come Gickler e lo sloveno Oven - racconta Mulazzi, che in curriculum, tra le centinaia di allori, vanta anche un titolo mondiale vinto nel 1991 in Slovenia, più 3 argenti e 4 bronzi -. Durante una maratona, il fisico regge per circa un’ora e mezza: dopo è solo una questione di testa, bisogna essere più forti della fatica».

Ciò che stupisce di Mulazzi è che a cinquant’anni viaggia decisamente più veloce di atleti nel pieno della loro maturità. Qual è il segreto di questa longevità sportiva? «Mi alleno ancora con i metodi originali. Non ho tabelle, non uso la tecnologia. Ogni giorno mi faccio svariati chilometri in acqua. Da Lodi a Cavenago o da Lodi alla Madonnina di Turano. Alla fine di ogni allenamento sono stremato, ma il giorno dopo ricomincio da capo: il segreto è semplicemente questo». Ma nella canoa esiste il problema del ricambio generazionale? «Non credo, il ricambio c’è stato, parecchi giovani praticano questo sport - continua l’atleta lodigiano, che nella vita di tutti i giorni lavora come guardia forestale -. Penso che il problema sia solo nel modo di allenarsi, forse i metodi odierni non sono così validi. Un mio ritorno nella Nazionale italiana? No, bisogna seguire un calendario preciso e affrontare le gare di selezione. Io invece partecipo soltanto alle prove che ho voglia di fare».

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