Pea: «E non dimentico Cisco Friggé»

CREMONA Tre nomi caratterizzano la bella carriera di allenatore di Fulvio Pea, da poco nuovo mister della Cremonese. Si comincia da Aldo Jacopetti per passare a Gigi Simoni, che hanno inciso a più riprese, fino alla convivenza interista con Josè Mourinho, ricordato dai nerazzurri soprattutto per la Champions League del 2010. Poi ce ne saranno altri, ma il 48enne tecnico di Casalpusterlengo non nega che questi personaggi siano stati importanti per i suoi successi in panchina. Del resto Pea ha cominciato presto ad allenare («Ho giocato fino agli Juniores, poi ho notato che nessuno mi passava più il pallone e ho capito che era meglio cambiare mestiere») e, diplomato Isef, è partito dal Fanfulla (anche se per la verità ci sarebbe una stagione ai Cappuccini, proprio nella sua città) chiamato dallo “Zar” che voleva rilanciare il settore giovanile bianconero. Poi Pea ritrova Jacopetti per due stagioni alla Sampdoria dove guida la Primavera che vince lo scudetto di categoria superando in finale l’Inter, la Coppa Italia e la Supercoppa con elementi come Fiorillo, Poli e Marilungo: «Aldo per me è stato un maestro, perché da lui ho imparato tanto, soprattutto l’impostazione della società e come formare e organizzare le squadre. Io ho sposato in pieno questa sua filosofia, con le regole e i valori a cui teneva tanto, e diciamo che i risultati ottenuti alla Sampdoria sono stati forse il frutto di questo lavoro. Siamo ancora in contatto e ci sentiamo soprattutto in occasioni dei nostri compleanni». Dopo il Fanfulla, Pea va all’Alcione e una prima volta all’Inter, poi a Ravenna e alle giovanili del Cska Sofia dove ha modo di conoscere Gigi Simoni, di cui diviene “secondo” ad Ancona, Napoli, Siena e Lucchese: «Sono state stagioni con diverse problematiche, in realtà e situazioni diverse, ma Simoni le ha sapute sempre gestire con il buon senso e la grande serietà che lo contraddistinguono. E io gli sarò sempre grato perché mi ha portato nel mondo professionistico e mi ha consentito di lavorare a certi livelli. Diciamo che mi ha fatto crescere e maturare, non solo a livello sportivo, considerati i suoi principi e la saggezza con cui ha sempre affrontato anche i momenti più difficili». Alla Lucchese Simoni diventa poi direttore tecnico con Pea allenatore, anche se alla fine c’è un esonero «non del tutto comprensibile a seguito di un ribaltone societario». Comunque il sodalizio si è ricomposto da poco alla Cremonese: «C’è un progetto molto serio iniziato nella scorsa stagione con Simoni alla presidenza e una proprietà con le idee chiare, che vuole far bene senza buttare soldi; quindi ci sono buone prospettive e ho accettato con entusiasmo. C’era la possibilità di ritrovarsi già un paio di stagioni fa, poi la nascita di mio figlio mi consigliò di star fermo almeno inizialmente e tutto è stato rinviato di poco». Nelle stagioni dal 2009 al 2011 Pea è comunque alla Primavera dell’Inter, vincendo il torneo di Viareggio e il Champions Challenge con Balotelli e Santon in vetrina, ed è a diretto contatto proprio con Mourinho, uno dei migliori mister del mondo: «Diciamo uno dei primi tre... Ho potuto assistere al lavoro e alle metodologie di un tecnico che ha capacità intellettive fuori dal comune e sa gestire i campioni come pochi. Questo mi è stato sicuramente utile, anche se è difficile dire in che percentuale ha influito sulle mie conoscenze. È evidente che sono state esperienze di altissimo valore, come sotto altri aspetti quelle vissute con altri allenatori». E ci sono poi le stagioni più recenti passate più che altro in Serie B: «Sono stati campionati non sufficientemente valorizzati visti gli 80 punti di Sassuolo con la Serie A a un passo, persa proprio con la Sampdoria, e la salvezza tranquilla di Padova quando sono stato richiamato dopo un primo allontanamento. Ma è stata un’esperienza molto positiva che mi è servita parecchio, mentre a Castallamare il campionato era segnato e se non altro abbiamo limitato la media gol al passivo». E la recente avventura per certi versi traumatica di Monza non è certo da tralasciare: «Mi avevano prospettato un progetto durato in pratica 40 giorni, poi una serie di guai con 76 giocatori passati alle mie dipendenze, una salvezza conquistata tre volte con il quarto posto alla fine dall’andata, i punti di penalizzazione che ci hanno portato ai play out e le partite decisive con il Pordenone. Ma è stata una vicenda importante, oltre l’aspetto tecnico, che mi ha arricchito molto, con tanti giovani che si sono messi in discussione e sono arrivati fino in fondo nonostante i gravi problemi». E ora il Monza riparte dai dilettanti, mentre Pea trova la piazza grigiorossa della Cremonese (e Simoni) a due passi da casa per ridare prova delle sue capacità: «A Casale c’è mio padre e torno per lui, anche se adesso mio fratello Omar è approdato alla squadra cui sono sempre legato, e c’è ancora “Cisco” Friggé, un altro personaggio che non posso dimenticare anche perché è stato mio allenatore». E allora i nomi importanti nella carriera di Fulvio Pea diventano quattro...

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