Mutti: l’orgoglio di andare controcorrente

SECUGNAGO «Adesso guardo le partite dalla tribuna e non più dalla panchina, ma nonostante l’età qualche idea e la voglia di dare una mano non mi mancano, anche se non ho il portatile o il tablet». Sandro Mutti, 69 anni il prossimo 18 luglio, ripercorre la sua carriera di “mister” legata soprattutto ai colori bianconeri del Fanfulla, che gli ha dato non poche soddisfazioni, e non chiude alla possibilità di future collaborazioni soprattutto in ambito giovanile. «Sono contento di quello che ho fatto, anche se non sono stato un calciatore dalle eccelse qualità e il fatto di essere partito da Turano e aver fatto il postino può aver dato fastidio a qualcuno. Ma ho sempre guardato dritto la mia strada, facendo quello che mi sentivo. Ora è giusto lasciare il passo a chi ha qualche anno di meno». In effetti Mutti gestisce per una trentina d’anni il Turano in Seconda Categoria, facendo un po’ di tutto «dalla segnatura del campo fino alle veci di direttore sportivo, allestendo ogni anno la squadra e trovando i mezzi per andare avanti». Ma poi la bella favola finisce ed è impossibile continuare e allora dà una mano all’amico Angelo Roderi alla Montodinese e ben presto si ritrova con in mano le chiavi degli spogliatoi e della sede. C’è però un’amichevole di fine stagione col Fanfulla e in quell’occasione ha modo di parlare con Aldo Jacopetti, che comunque già conosce: «Ci troviamo subito in sintonia, abbiamo gli stessi concetti di calcio e in pratica parliamo la stessa lingua. Mi propone allora di entrare a far parte del settore giovanile bianconero affidandomi la formazione Allievi. Non potevo dire di no, anche perché entravo a far parte della maggiore società della zona, nella città che era un po’ per tutti il punto di riferimento». Parte un progetto che porterà lontano, con Mutti che diventa il braccio che ha nello “Zar” Jacopetti la mente (parole sue). «Al Fanfulla arrivano tutti i migliori giovani dei nostri paesi e allestiamo una formazione del biennio 1972-1973 di gran livello, con parecchi ragazzi che poi ritroveremo in prima squadra o che arriveranno fino a squadre professionistiche». Dopo quattro anni Jacopetti, che aveva avuto come allenatori della formazione maggiore Gianpaolo Chierico (tre stagioni) e Loris Boni (una), intende affidarsi a Mutti, continuando una sorta di professionismo, con gli allenamenti di giorno. Il mister di Turano però lavora alle Poste, ma non ci pensa un attimo: il 31 luglio va in pensione e l’1 agosto parte per Lizzola con la prima squadra del Fanfulla. L’organico è tosto con i vari Gandini, Acquali, Giorgi, Uberti, Buizza, con Zoppetti che arriva da San Rocco e Degradi da Casale e i più giovani Zanelli, Guaitamacchi, Silvio Dellagiovanna e Curti che torna da Voghera. Il Fanfulla è terzo dietro Legnano e Meda che sono promosse in Serie C: «Ma quello era il frutto del grande lavoro impostato da Jacopetti, che ha portato nelle squadre giovanili allenatori come Ferri, Bracchi, Peroncini, Sesini e Pea. Anche se non bisogna dimenticare che pure dalle categorie inferiori lo “Zar” è bravo a scovare elementi come Diego Dellagiovanna o «Rume» Guarnieri e sempre dalle nostre parti. I più lontani saranno Bensi e Amato che arrivavano da Pavia e Corbetta». «Naturalmente seguendo questa filosofia non si potevano vincere i campionati - aggiunge Mutti - però ci siamo tolti le nostre soddisfazioni vedendo i nostri giovani che crescevano fino alla prima squadra o che arrivavano in società professionistiche, come i vari Matri, Dossena, Bonomi, Lizzori, Carinelli e Greco». E poi il Fanfulla si era dato un indirizzo tattico ben preciso, adottando per tutte le formazioni il 3-5-2: «Nell’epoca di Sacchi e Zeman, in cui tutti scimmiottavano il 4-4-2 o il 4-3-3, noi lavoravamo su un modulo in pratica sconosciuto nelle nostre categorie, con cui però Nevio Scala teneva testa alle squadre più forti col suo Parma e che poi riscoprirà Conte vincendo alla Juve. Ma noi ci credevamo e i risultati non sono certo mancati». Quando il gruppo-Jacopetti lascia il Fanfulla deve dare l’addio anche Mutti: arriva la gestione Chiapparoli e cambia tutto con Giorgio Veneri che come direttore generale si affida a un’altra guida. Mutti riparte da Sancolombano, poi Pergocrema e Codogno con alterne fortune: «Anche se devo dire che quando mi hanno esonerato chi è venuto dopo di me non ha certo fatto meglio, mentre chi era in situazioni disperate si è salvato: sono piccole soddisfazioni, anche perché spesso c’era chi metteva il bastone fra le ruote». Mutti fa anche il selezionatore nella rappresentativa di Serie D («secondi in Sardegna dietro la Puglia») ed è anche chiamato da Roberto Minojetti al capezzale di un Fanfulla in lento declino: «Sono stato anche in panchina per alcune giornate, ma nello spogliatoio si parlava più di soldi che di pallone». E in effetti il Fanfulla ha dovuto chiedere aiuto al Cavenago per sopravvivere: «Per fortuna è stata trovata questa soluzione, almeno la domenica sappiamo che la “Dossenina” è ancora aperta». E Sandro Mutti non mancherà di sicuro.

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