Moyersoen protagonista

nel 1984 a Los Angeles

I Moyersoen abitano alla cascina Longora di Carpiano. È una famiglia di agricoltori, il padre di Jean Marie e Filippo è di origine belga, la madre italiana. Agricoltori con una passione per i cavalli coltivata fin da quando erano piccoli. Jean Marie, ufficiale di cavalleria, è stato nel 15° Cavalleggeri di Lodi ed è rimasto cinque mesi in Libano nel 1983. È vivo il suo legame con Lodi, dove ha frequentato la Scuola dell’Agricoltura. Il cenno al riguardo sta a indicare il suo legame con i cavalli, ma è lo sport equestre che ha in Filippo un suo esponente e quindi l’attenzione è per lui. Nasce nel 1954 e la sua prima esperienza equestre

inizia in sella ai pony nel 1967, quando partecipa al primo concorso ippico. Due anni dopo si schiera a un concorso nazionale, mentre debutta sulla scena internazionale nel 1971. Da allora la sua carriera sportiva registra un continuo crescendo. La prima presenza in Coppa delle Nazioni è datata 1977, in occasione del prestigioso concorso di Aquisgrana. L’anno dopo partecipa per la prima volta al concorso internazionale romano di Piazza di Siena ed è inserito nella squadra per la Coppa delle Nazioni. Sempre nel 1978 finisce quinto nel Gran Premio Roma. E ormai fra i migliori cavalieri italiani Nel 1981 è ottavo agli Europei di Monaco, nel 1982 prende parte ai campionati del mondo di Dublino, nel 1983 agli Europei di Dinard. Partecipa quattro volte ai Giochi del Mediterraneo, ottenendo due volte l’oro nel concorso a squadre. Si allinea in diciotto edizioni del campionato italiano Seniores, vincendo il titolo nel 1983, nel 1989 e nel 1991 e ottenendo un secondo, un terzo, un quarto, un quinto e un sesto posto. Un campione, senza dubbio, il cavaliere di Carpiano. La seriazione del suo curriculum è per fornire la dimensione di un qualificato esponente dello sport equestre che partecipò alle Olimpiadi. Per i Giochi di Los Angeles del 1984 (in cui si rilevò al mondo il “figlio del vento” Carl Lewis) Moyersoen fa parte della squadra azzurra insieme a Graziano Mancinelli, Giorgio Nuti e Bruno Scolari, riserva Roberto Lupinetti. Anni fa ci ricordò come andò quella sua partecipazione: «Non bene, la squadra si classificò ottava (l’oro fu vinto dagli Usa, ndr), mentre io non mi classificai per le finali. Montavo un cavallo, Adam, che mi era stato messo a disposizione dalla federazione. Certo, mi attendevo qualcosa di meglio».

L’equitazione offre ai propri praticanti la possibilità di “resistere” al tempo. Filippo prosegue, partecipa e vince, è sempre fra i migliori. Però occorre anche fortuna e qualche cavallo “buono”. Arriviamo alla vigilia delle Olimpiadi di Atlanta del 1996. Così si espresse allora: «Ci speravo, ma non ci sarò, ormai è praticamente deciso. Dal 1994 avevo un cavallo di sicura qualità, Loro Piano Duganò. L’avevo fatto acquistare undici anni fa da un amico che me lo aveva affidato per le gare. Ora ha sedici anni. Purtroppo l’anno scorso è rimasto fermo per un infortunio, quest’anno ha ripreso con risultati sorprendenti. Con lui ho vinto due Gran premi Italia e una gara in Piazza di Siena. Mi sono piazzato anche sesto al concorso Pavarotti di Modena. Purtroppo nel concorso per Nazioni è andata decisamente male, sono finito indietro: era l’ultima occasione per avere concrete speranze di andare ad Atlanta». Prese atto con tranquillità, non fu fiaccata la sua passione, rimase solido il suo connubio con il cavallo. Un’Olimpiade con poca fortuna, un’altra che lo ha visto escluso quando contava di esserci: episodi spiacevoli sì, ma che “entrano” nelle vicende umane e quindi vanno vissuti con animo sereno. Filippo spiegò che l’animale ha un peso importante, intorno al 50 per cento, nel determinare i risultati. Giusto credere dunque che le vittorie e le sconfitte vanno divise a metà fra cavaliere e cavallo e può succedere che i due si lodino, o si rimproverino, a vicenda. Gareggia sempre (e talvolta vince) il cavaliere di Carpiano. Insegna a cavalcare, istruisce i cavalli, avvia iniziative e nel suo operare trova sempre il modo di divertirsi con il nobile animale. Forse, lontani da orecchie indiscrete, lui e i quadrupedi si parleranno... Già, l’equitazione è sport nel quale il fair play è d’obbligo. Il rituale dei cavalieri non è mera esteriorità, testimonia un modo di vivere lo sport legato a una tradizione che conserva valori antichi. Un ricordo e un desiderio di Filippo: gli è vivo nella memoria quello delle due settimane passate a Parigi, lavorando quale volteggiatore acrobatico in un circo al fianco di Mario Luraschi, considerato il più grande acrobata equestre. Una volta in un concorso passò un muro di un metro e 80 centimetri seduto in sella al contrario. Ora il suo sogno è di superare i 2 metri, ancora in sella al contrario. Dalla cascina Longora si ode il nitrire degli intelligenti equini. Filippo Moyersoen, un agricoltore con l’amore per i cavalli, così lui si definì.

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