LUTTO È morto Giovanni Lodetti: non era solo “il terzo polmone di Rivera”

L’ex calciatore del Milan e della Nazionale si è spento a 81 anni dopo una carriera ricca di trionfi come calciatore e soddisfazioni come opinionista tv

Addio a Giovanni Lodetti. Il mondo del calcio piange l’ex centrocampista del Milan, uno dei grandi protagonisti dell’epopea rossonera negli anni Sessanta. Originario di Caselle Lurani, dove era nato il 10 agosto 1942, il popolare “Basleta”, come veniva chiamato per il mento pronunciato, è stato uno dei calciatori più iconici e vincenti della sua generazione. Lodetti, spesso e ingiustamente declassato a “gregario” del compagno di squadra Gianni Rivera, era un mediano di lotta ma con ottime doti tecniche, come lui stesso aveva sottolineato in un’intervista al “Cittadino”: «Non è vero che correvo e basta, avevo anche i piedi buoni». In carriera ha vinto tutto: 2 scudetti, 2 Coppe dei Campioni, 2 Coppe delle Coppe, una Coppa Intercontinentale e una Coppa Italia con la maglia del Milan, più un Europeo con l’azzurro della Nazionale nel 1968. Lodetti è noto anche commentatore televisivo, apprezzato dal pubblico per la sua simpatia, la sua umanità e la sua ironia.

Mancherà a tutti. Ai famigliari, agli amici, ai tifosi, a chi l’ha conosciuto come personaggio televisivo, ai giornalisti. «Uè, se hai bisogno, telefona senza problemi!», diceva sempre a noi del “Cittadino” quando lo cercavamo per un’intervista. Perché Giovanni Lodetti da Caselle Lurani era uomo affabile, ironico, generoso. Uno che non se l’è mai tirata, anzi: per anni, smesso il ruolo di calciatore professionista, si è confuso tra i ragazzotti del Parco Trenno di Milano, facendosi chiamare “Ceramica”. Nessuno lo aveva riconosciuto, finché un giorno passò un signore in bicicletta: «Ma sapere con chi state giocando? Quello è Lodetti, ha vinto tutto con il Milan!».

Il Giuan se n’è andato oggi, venerdì 22 settembre, a Milano. Da tempo combatteva contro una malattia. Aveva 81 anni: lascia la moglie Rita e il figlio Massimo. La sua carriera è inscindibilmente legata ai colori del Milan. Ma tutto cominciò a Caselle Lurani, il paese dove Lodetti era nato il 10 agosto 1942, mettendosi in mostra nella squadra dell’oratorio guidata all’epoca dal parroco don Giovanni Delle Donne. «Giocavo due partite ogni domenica: la mattina con i ragazzi, il pomeriggio con i più grandi. Fatica? Ma va’ là, puro divertimento». Correva, il Giuan, non si fermava mai. Se ne accorse anche il Milan: il primo premio partita, 150mila lire, fu “sequestrato” dal padre. «In casa mia non avevamo mai visto tanti soldi in una volta sola». Ma guai a dargli del “gregario” o definirlo “il terzo polmone di Gianni Rivera”: «Perché mi s’eri bon da giugà al balon!»», aveva raccontato qualche anno fa al “Cittadino”, chiudendo il discorso con una ghignata delle sue.

Oggi “Basléta”, il soprannome affibbiatogli per via del mento pronunciato, sarebbe considerato un centrocampista “box to box”, un numero 8 capace di interdire e rilanciare l’azione. Con il Milan, tra il 1961 e il 1970, ha segnato 26 gol in 234 presenze: pure una doppietta in un derby contro l’Inter. E ha vinto tutto, guidato in panchina da Nereo Rocco, il suo padre putativo: due scudetti, due Coppe dei Campioni, due Coppe delle Coppe, una Coppa Intercontinentale, una Coppa Italia. Ma la copertina, spesso e volentieri, se la prendeva Gianni Rivera, il “golden boy” del calcio italiano. In carriera dovette affrontare anche l’amara cessione alla Sampdoria nel 1970 e l’esclusione dai convocati dei Mondiali del 1970, quando il ct Valcareggi “tagliò” il centrocampista lodigiano. «Forse avrei meritato un po’ di riconoscenza in più», diceva, pensando a quanto aveva dato sia ai rossoneri sia agli azzurri, con i quali salì sul tetto d’Europa nel 1968.

Per anni Lodetti è stato anche opinionista televisivo: sagace, preparato, ironico, amatissimo pure dalle nuove generazioni. «Sono affranto, perdo un grande amico – lo ricorda Paolo Pedrazzini, direttore del Montanaso -. Quando ero a Marudo avevamo organizzato con lui diverse iniziative di beneficenza legate al calcio. L’ho sentito due settimane, ci eravamo accordati per vederci. Resterà sempre nel cuore di chi l’ha conosciuto».

Data e luogo del funerale non sono ancora stati fissati: “Un amore infinito il suo per il Milan, per tutti i suoi compagni di squadra e amici rossoneri – è il tweet di cordoglio del Milan -. Ha corso e lottato, ha vinto e vissuto con la maglia della sua vita, il Lodetti. Alla signora Rita e al figlio Massimo le condoglianze più sentite e sincere per la perdita dell’inimitabile Giuanin, il nostro indimenticabile Basletta”.

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