Livraghi, il “vice in campo” di don Gianni

Massalengo È sempre stata una suggestiva anomalia che proprio nel cuore della pianura padana una squadra decidesse di chiamarsi Alpina. A Massalengo però dal lontano 1947 un parroco, don Aurelio Votta, cappellano alpino, decise di rendere onore al più antico corpo militare, fondando di fatto la prima società calcistica del piccolo paese lodigiano. A quei tempi Angelo Livraghi non era nemmeno nato, ma la storia dell’Alpina, società sportiva da sempre legata all’oratorio Sant’Andrea, la conosce meglio di chiunque altro: «La leggenda narra che il nome possa derivare anche dal fatto che don Aurelio era solito girare con un motorino che appunto si chiamava Alpino».

Sta di fatto che dopo quasi una decade la società sportiva sparisce sul finire degli anni ’50, per poi rinascere nel 1970 anche proprio grazie al giovane Livraghi, allora 14enne che viene coinvolto in quella che poi sarà l’avventura più lunga della sua vita: «Allora il campo di gioco era concesso da un agricoltore e si trovava alla periferia del paese – ricorda Livraghi –, poi però dato che la società era stata fondata dal parroco e quindi sempre legata all’oratorio si è deciso di costruire il campo». Curioso anche l’ingresso nell’Alpina dell’allora giovane Livraghi: «Quando costituirono la società, per reperire i giocatori fecero un mega provino a cui partecipai e da lì sono sempre stato legato alla squadra del mio paese».

Nato infatti a Massalengo nel 1956, sposato con Patrizia, impegnata a sua volta in oratorio come catechista oltre che come barista volontaria, una figlia, Francesca, di 32 anni, Livraghi ha lavorato per tanti anni come tecnico dell’Enel e ora in pensione ha ancora più tempo da dedicare a una società che non ha mai perso la sua dimensione e i suoi connotati: «Grazie anche a mia moglie, che non posso non ringraziare. Fare calcio in oratorio – continua il dirigente lodigiano – non è così semplice, perché spesso arrivano le famose sirene da altre società che promettono mari e monti, ma qui entra in gioco la capacità del vero protagonista di questi ultimi vent’anni, don Gianni Zanaboni, che crede fortemente nello sport in oratorio».

Don Zanaboni è infatti il presidente della società dal 2000: «Non c’era nessuno che volesse farsi carico di questo ruolo – spiega il parroco di Massalengo – e quindi per forza di cose sono stato scelto io, anche se all’inizio dovevo essere provvisorio. Fare sport in oratorio è una grande opportunità per i giovani». La coppia don Gianni e Angelo Livraghi rappresenta dunque la vera garanzia per l’Alpina che conta tra calcio e pallavolo quasi 200 ragazzi. Per la verità però proprio l’attuale vice presidente biancoverde, un piccolo tradimento alla sua squadra in passato lo ha messo in atto: «Alla fine degli anni ’70 – sorride Livraghi – ero un po’ in subbuglio perché vedevo che la squadra non era competitiva come avrebbe potuto essere, così accettai la corte dell’allora Cagliero di Lodi con cui raggiunsi la Prima Categoria e per tre anni giocai lì. Però nel frattempo continuavo la mia attività all’Alpina, come dirigente e come collaboratore, quindi diciamo che il mio non fu proprio un tradimento».

In tutti questi anni l’Alpina ha veleggiato sempre tra Seconda e Terza Categoria, ma con una nota di merito: «Per il terzo anno consecutivo siamo la squadra più giovane del Lodigiano e la sesta in tutta la Lombardia. Questo è infatti il nostro vero obiettivo, coinvolgere più ragazzi cercando poi di trovare in loro la necessaria continuità per mandare avanti la società e devo dire che i primi risultati stanno arrivando».

L’Alpina a Massalengo è la squadra di tutti, l’unica bandiera sotto cui l’intero paese si ritrova: «Ci sono aneddoti anche curiosi – continua lo storico dirigente – soprattutto legati a qualche trasferta per così dire un po’ impegnativa che vedeva i nostri tifosi fare felici le casse dei bar dei centri sportivi, soprattutto per bere vino». In tutti questi anni ci sono stati tuttavia momenti non facilissimi: «Prima dell’arrivo di don Gianni – spiega Livraghi – ci fu un po’ di scollamento tra prima squadra e settore giovanile, cosa che provocò qualche problema, poi fortunatamente il tutto si sistemò grazie all’avvento del don». Livraghi è anche il vero punto di riferimento per tutto ciò che ruota intorno alla società: «Oltre, ahimé, alla memoria storica, sono anche un po’ il consulente di tutti per quanto riguarda norme e regolamenti, dai Piccoli Amici alla prima squadra, oltre a essere il tifoso numero uno. Sì perché io dico sempre che sono sportivo, tranne quando guardo le partite dell’Alpina, è una questione di cuore».

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