I campioni senza parole,uno schiaffo ai lodigiani

Non avremmo chiesto né di svelarci la trama completa dello spot (lo vedremo in tv a luglio), né le ultime notizie di calciomercato (tanto ci avrebbero risposto le solite cose), né di presunti flirt estivi (per quello ci sono le riviste di gossip). Ci sarebbe bastata semplicemente una battuta sulla nostra città, giusto per vantarci di essere stati nominati - e chissà, magari pure elogiati - da alcuni degli sportivi più famosi del pianeta. Perché a Lodi non era mai capitato, e probabilmente non capiterà più, di vedere riunite tutte insieme celebrità del calibro di Eto’o, Federica Pellegrini, Piqué, Pirlo, Gallinari e Castrogiovanni. Invece nulla: nei tre giorni di riprese della nuova campagna promozionale di Sky Sport i campioni sono rimasti, forzatamente, con la bocca cucita. Impossibile avvicinarli, tanto meno strappargli una dichiarazione, anche la più banale. Ma non per colpa loro: nei rarissimi e brevissimi momenti di «libertà» quasi tutti si sono dimostrati disponibili con il pubblico e - pensiamo - altrettanto avrebbero fatto con la stampa locale. La pletora di addetti al servizio di sicurezza ha invece impedito anche il minimo contatto, trattando gli atleti come capi di Stato. Addirittura portandoli in auto dal centro di piazza della Vittoria a piazza Broletto, cinquanta metri di strada, oppure dal parcheggio alla piscina della Canottieri, trecento metri scarsi. Senza parlare dei rotoli di nastro da cantiere consumati per tenere a bada l’entusiasmo - sempre molto composto, tra l’altro - dei lodigiani accorsi per vedere da vicino i propri beniamini. Un po’ troppo, francamente. Perché se è vero che non si trattava di un evento sportivo pubblico in senso stretto e che, da contratto, i campioni erano tenuti a rispettare le procedure dell’organizzazione, è altrettanto vero che sarebbe bastato poco - un quarto d’ora del loro tempo - per far felici gli spettatori che chiedevano semplicemente una foto o un autografo. Già, perché questo sistema di tutela spasmodica delle star, trattate come divinità, ha danneggiato non tanto la stampa (qualcosa per riempire la pagina la si trova), ma soprattutto il pubblico. Gente che ha aspettato due ore sotto il sole Eto’o e rimasta poi con un pugno di mosche in mano vedendo il calciatore sfilare via nel “bunker” del suo furgoncino con i vetri oscurati. Per andare da piazza della Vittoria al Broletto: con uno scatto dei suoi avrebbe fatto sicuramente più in fretta.

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