Guerra sulle partite giovanili a pagamento

A livello regionale non esiste una regola scritta. Tutto è rimandato al "buon senso" delle società: tocca infatti ai club decidere se far pagare o meno gli spettatori durante gli incontri di calcio giovanile. La questione ha sollevato un acceso dibattito su Facebook tra i lettori del “Cittadino”: la miccia è stata la pubblicazione di una lettera di un genitore che si lamentava di aver sborsato 3 euro per assistere alla partita del figlio, categoria Giovanissimi. «Attualmente non c’è alcuna norma che regola l’ingresso degli spettatori alle manifestazioni di calcio giovanile - spiega Giuseppe Terraneo, coordinatore del Settore giovanile scolastico della Figc lombarda -. Il problema è già stato segnalato più volte. Io capisco il disagio dei genitori, visto che a livello di settore giovanile la famiglia versa già la quota di iscrizione dei figli. Personalmente sono contrario alla decisione di far pagare il biglietto, almeno fino ai Giovanissimi. So benissimo che le società si trovano spesso in grandi difficoltà economiche, ma non vorrei che il settore giovanile diventasse il "serbatoio" per mantenere la prima squadra».

Le stesse problematiche sono state oggetto di infuocata discussione nel "forum" su Facebook. Il post del “Cittadino” ha scatenato una marea di commenti: da una parte i "sostenitori" del pagamento del biglietto, dall'altra chi reputa “vergognoso” tirare fuori soldi per assistere a partite tra ragazzini. «Le società di calcio minori vivono di questi quattro spiccioli poiché i Comuni sono latitanti e gli sponsor sono spariti», scrive un signore appartenente al primo gruppo. Del resto i costi sono molteplici, tra impianti di illuminazione, acqua calda negli spogliatoi, manutenzione di campo e tribune e servizio di lavanderia. «Quando giocavo io era tutto gratis, ma i tempi purtroppo sono cambiati - commenta un altro utente -. Mi chiedo: come fa oggi una società ad andare avanti? Le spese vive e i costi esistono!».

Se pagare equivale a usufruire di servizi migliori, allora è meglio così: «Sono la mamma di un bimbo categoria Piccoli amici: pago a tutti i tornei. Comunque preferisco spendere qualche euro e far trovare a mio figlio una doccia calda e per me una tribuna dove potermi sedere per vedere la partita. Basta non esagerare con la cifra». Alla discussione online hanno partecipato anche diversi dirigenti, da anni volontari al servizio delle società: «Insinuare che una società dilettantistica guadagni è veramente folle: le quote di iscrizione non bastano a coprire le numerose spese e i contributi di sponsor e Comuni sono sempre meno. Il biglietto dalla categoria Giovanissimi in su non è che un piccolo contributo che viene interamente investito nella società, per l'attività di base ritengo giusto invece un ingresso a offerta».

Di pensiero diametralmente opposto è la cospicua frangia degli "indignati". «Lucrare sui nostri bambini è semplicemente vergognoso», scrive un utente. «Trovo ingiusto che un genitore che accompagna il figlio minorenne debba pagare per vederlo giocare», commenta una mamma. Alcuni se la prendono con il calcio («Mandate i vostri figli a fare un altro sport») e altri con i dirigenti: «Se i dirigenti di una società dicono che quei quattro spiccioli ricavati dai biglietti servono per mandare avanti una società o stanno prendendo in giro o è meglio che cambino lavoro». Il costo per assistere a una partita può anche incidere sul bilancio famigliare: «E poi ci si lamenta se c'è poca gente in tribuna - è il pensiero di un altro utente -: solo un genitore per famiglia può permettersi il biglietto, o magari il nonno se è benestante».

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