Frank Bizzoni, il cameriere della bici

Fu l’unico atleta italiano a Saint Louis nel 1904

La terza Olimpiade si svolge a Saint Louis, negli Usa, nel 1904. Il Cio aveva stabilito che i Giochi si svolgessero a Chicago, ma i responsabili della Louisiana pourchase exposition di Saint Louis, grande fiera campionaria organizzata per celebrare il centenario del passaggio della Louisiana agli Stati Uniti, esprimono il timore che l’Olimpiade avrebbe tolto visitatori. Minacciano allora di far svolgere delle competizioni in concorrenza con le gare olimpiche, se i Giochi non fossero stati spostati nella loro città. L’ultima decisione è lasciata al presidente Theodore Roosevelt. che sceglie Saint Louis. È un’edizione che per le tensioni

provocate dalla guerra russo-giapponese e per le difficoltà nel raggiungere la città nel cuore degli Usa ha una scarsa partecipazione di Paesi europei. Solo dodici le Nazioni in lizza, mentre gli americani, presenti in gran numero, vincono 77 delle 95 medaglie d’oro (è la prima volta che vengono assegnate le medaglie d’oro, d’argento e di bronzo per i primi tre classificati). C’è ben d’altro nello svolgersi di quei Giochi. Iniziano in luglio e durano cinque mesi, intramezzati da manifestazioni d’ogni genere. Si disputano gare per fenomeni da baraccone e altre riservate ad anziani. Le “giornate antropologiche” propongono competizioni di pretta marca razzista: scendono infatti in campo i rappresentanti di cosiddette razze inferiori, i pigmei, gli amerindi, gli inuit, i mongoli. Gli organizzatori liberali (!) pagano in anticipo i contendenti. Non andiamo oltre, basta rilevare che quella di Saint Louis è l’edizione più disastrata nella storia delle Olimpiadi.

L’Italia non partecipa a quella rassegna, non si è in grado di sostenere le ingenti spese. Ecco però che un italiano, un lodigiano, ha la ventura di misurarsi in quell’agone a dir poco piuttosto “strano”. Francesco Filippo Bizzoni era nato a Lodi nel 1875. Il cognome esiste nel Lodigiano, ma al di là dei documenti dell'anagrafe che provano la sua nascita non si trovano altri riferimenti a Francesco Filippo. Già, se la sua casata avesse avuto patina di nobiltà e di beni solerti trascrittori avrebbero provveduto a illustrare l’albero genealogico; nel suo caso invece, essendo la famiglia beneficiaria di poco censo, questo non avviene. Intendiamoci, la nobiltà autentica è quella dell’animo, non quella mostrata dalle bardature esterne. Si sa che nel 1898 il giovane emigra in Inghilterra, dove, a Bournemouth, lavora quale cameriere. È il periodo in cui l’emigrazione italiana è indirizzata verso diversi Paesi, la situazione, spesso di miseria, induce a cercare fortuna altrove. Nel 1903 Bizzoni attraversa l’Atlantico e si reca a New York. Il suo “inglese” dev’essere “passabile” e così trova lavoro quale autista e cameriere al New York Club. Da allora il suo nome diventa Frank. Ha la passione per la bicicletta, si cimenta in gare e mostra di saperci fare nello sprint. Decide di andare a Saint Louis. È probabile che qualche persona caritatevole lo abbia aiutato nel sostenere il viaggio e poi il soggiorno. Sicuramente di soldi ne girano pochi e non si esclude che abbia percorso parecchi chilometri pedalando per raggiungere il Missouri. Il ciclismo non fa parte ufficialmente delle discipline ammesse ma tant’è, le medaglie vengono comunque assegnate.

Le gare si richiamano a un autentico pionierismo che non ha riscontro con l’oggi. Sono in programma sette competizioni nelle quali i corridori si affrontano, uno contro uno, a eliminazione diretta. Chissà come sono i fondi stradali e le biciclette... Queste le distanze: un quarto di miglio, un terzo, mezzo miglio e così via fino alla tirata più lunga di 25 miglia. Bizzoni partecipa alla gara più breve, supera il primo turno, ma in semifinale è battuto dall’americano Billington. In proposito gli americani sbaragliano il campo aggiudicandosi tutti i sette ori in palio. I loro nomi hanno un posto minimo nella storia, mentre invece in Europa il ciclismo si avvia a raggiungere una ben diversa espressione tecnica. Frank, finita così la sua avventura olimpica, torna a New York dove continua a gareggiare ottenendo qualche successo. Ebbe una famiglia? Lo si ignora.

Gli organizzatori dell’Olimpiade lo avevano iscritto quale “americano”, ritenendolo uno dei loro. Si apprende invece da un censimento dell’epoca che nel 1917, quando si arruola nella Us Army e partecipa alla prima Guerra Mondiale, è ancora cittadino italiano. Si sa che riesce a cavarsela senza danni, torna a New York, nel Bronx, dove muore nel 1926. Non ebbe, come si suol dire, grande fama quale corridore ma, dopo la sua morte, fu organizzata la “Francesco Bizzoni Memorial Race”, una competizione che si svolse per un certo numero di anni: Lodi - Bournemouth - New York - Saint Louis, questo il lungo percorso di Francesco Filippo Bizzoni che volle onorare lo sport tramandato dalla mitica Olimpia. Lui è stato il primo lodigiano che ha partecipato Giochi.

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