Fatim Kone, un argento tra orgoglio e rimpianto

Con un filo di voce, ma senza troppi giri di parole: il “day after” di Fatim Kone è caratterizzato «da tanto amaro in bocca». La giocatrice di Casale (i genitori sono originari della Costa d’Avorio), 16 anni, ha conquistato domenica la medaglia d’argento agli Europei Under 18 in Olanda, ad Arnhem: missione compiuta visto che la stessa Fatim aveva indicato in una medaglia il sogno della vigilia, ma purtroppo il weekend più importante di una carriera appena sbocciata non è andato come sperava. «L’argento è un risultato considerevole, ma ho vissuto cinque set molto preoccupata per non poter aiutare le compagne», dice al rientro in Italia. Tra lei e la finale europea ci si è messo di mezzo un virus influenzale: «Nella prima parte della semifinale contro la Serbia sentivo freddo e avevo un forte mal di testa: purtroppo sono dovuta uscire. Alla luce di questa situazione il ct Luca Cristofani ha preferito non “rischiarmi” nella finale contro la Russia», racconta la centrale. La giocatrice ha comunque messo piede in campo nella gara di chiusura, ma in una situazione “disperata”, sull’8-13 del tie break (poi perso 10-15): «Sono stati punti difficili da vivere, la partita era ormai compromessa: loro sono state più brave di noi nei momenti importanti». L’Italia aveva affrontato otto giorni prima la Russia con Kone in campo e aveva vinto 3-0: «Ma domenica ha giocato una Russia molto diversa: il loro libero era in giornata di grazia e loro hanno apportato in corsa modifiche tattiche che ci hanno un po’ disorientato».

L’Europeo permette comunque a Kone di guardare avanti: l’Italia con la seconda piazza ha infatti ottenuto il pass per il Festival olimpico della gioventù europea in luglio in Ungheria e soprattutto per i Mondiali Under 18 della seconda metà di agosto in Argentina. Non è detto che la casalese vesta l’azzurro in entrambe le manifestazioni (potrebbero essere creati due gruppi separati per le due rassegne), ma da centrale titolare di questi Europei ben difficilmente verrà lasciata fuori dalla caccia all’iride: «Siamo cresciute molto come squadra dal punto di vista tecnico ma anche nell’affiatamento - dice Fatim, sempre con un filo di voce ma anche con piglio critico -: abbiamo soprattutto la consapevolezza di saperci “gestire” in una manifestazione di alto livello. Per l’Europeo il gruppo si è formato solo il 2 gennaio e il tempo per allenarsi assieme è stato poco: se avessimo iniziato a lavorare prima forse avremmo aggiunto quel tassello che ci è mancato per l’oro. Questa è una squadra che può andare molto lontano».

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