È lodigiano il medico che tiene a stecchetto i calciatori del Milan

Pippo Inzaghi è un caso a parte: da anni (o forse da sempre) mangia soltanto pasta in bianco e bresaola, gli unici piatti consentiti nella sua personalissima dieta, e guai a chi osa contraddirlo. Per tutti gli altri il programma alimentare è scientificamente studiato nei minimi dettagli, perché è ormai assodato che le prestazioni di un atleta moderno non possono prescindere da ciò che si mangia. «Il corpo umano è una macchina molto complicata, per farlo funzionare al meglio bisogna metterci la benzina giusta», dice Francesco Avaldi, medico lodigiano che anche nella prossima stagione collaborerà con lo staff sanitario del Milan nel ruolo di nutrizionista. Con il club rossonero aveva già lavorato tra il 2002 e il 2005, durante il “regno” di Carlo Ancelotti, per poi tornare nei ranghi lo scorso anno, concluso con la vittoria dello scudetto. «Mi occupo di alimentazione della prima squadra e della formazione Primavera e inoltre seguo un progetto legato alla scuola calcio», continua Avaldi, che figura tra i “convocati” del ritiro estivo milanista, in programma a partire da oggi. «Resterò quattro giorni a Milanello: il mio compito sarà quello di valutare gli esami effettuati sui calciatori, in base ai quali si studia poi un programma alimentare mirato per ognuno». Oggi alimentazione e preparazione fisica personalizzata vanno di pari passo. Di recente ha fatto scalpore il caso di Novak Djokovic, il tennista serbo fresco vincitore di Wimbledon che ha brillantemente superato i suoi problemi di celiachia grazie a un nutrizionista che gli ha rivoluzionato la dieta: «Anche un cambio di abitudini alimentari può portare a un ripristino delle prestazioni o a un miglioramento. Lo scorso anno lo abbiamo visto con Gattuso e Zambrotta che sono tornati ai loro standard». Grande appassionato di sport (gioca ancora a tennis per hobby al circolo della Canottieri), Avaldi ha trovato nella collaborazione con il Milan lo sbocco naturale della sua ricerca, anche se parallelamente continua la sua attività di medico di base nello studio di via Marconi: «Da sempre il mio pallino è quello di capire se attraverso l’alimentazione si possono migliorare le prestazioni. In questi anni al Milan abbiamo ottenuto ottimi risultati». E il palmares parla chiaro: uno scudetto, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana, una Supercoppa europea e una Champions League durante il periodo di Ancelotti, e uno scudetto con Allegri. L’obiettivo, naturalmente, è continuare su questa strada: «I primi giorni di ritiro ci serviranno anche per stilare un programma alimentare generale in collaborazione con il responsabile sanitario, il dottor Rodolfo Tavana. Si valutano i carichi di lavoro e ci si regola di conseguenza - spiega il medico lodigiano, esperto anche di omeopatia -. Studi scientifici hanno evidenziato come un’alimentazione non corretta porti più frequentemente ad accusare infortuni muscolari di origine non traumatica». Insomma, oggi le “pancette” di un Paul Gascoigne o di un Jan Molby (il regista danese del Liverpool anni 80 noto per la sua staticità e le sue forme non proprio da atleta) non sarebbero accettate. E i giocatori come reagiscono ai divieti della tavola? «In generale direi piuttosto bene, calciatori come Maldini e Costacurta hanno avuto una lunga carriera anche grazie alla loro cura per l’alimentazione. Chi è oggi il più difficile da tenere a bada? Beh, direi Cassano, con lui è sempre una lotta, anche se è un bravo ragazzo. Abbiamo qualche difficoltà anche con i brasiliani, più che altro perché nella loro cultura il calcio è sempre visto come un gioco e quindi sono meno portati a rispettare le imposizioni. Il più attento invece è Seedorf, un autentico professionista anche a tavola». Infine una curiosità: Avaldi non tifa Milan: «Ma non posso che essere grato nei confronti di questo club che mi ha offerto una grande opportunità e con il quale mi trovo in perfetta sintonia. La mia squadra del cuore? Non ve lo dirò mai: è un segreto professionale».

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