Da Codogno alla maratona di New York

«Per tutto il percorso siamo stato sostenuti

dal grido “Italia, Italia”: un’esperienza da far accapponare la pelle»

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Tre colori che hanno colpito nel segno. Tre colori - il verde, il bianco e il rosso - che i maratoneti del Gp Codogno '82 hanno portato a spasso per 42 km e 195 metri nella Grande Mela. L'idea dei 14 corridori codognesi di correre la maratona di New York portando a turno una bandiera tricolore sorretta da pezzi di tubi elettrici ha riscosso decisamente successo per i fotografi, ma anche per coloro che guardavano la corsa transitare per le strade newyorchesi: «Per tutto il percorso - il racconto è di Egidio Sabbioni, uno dei maratoneti del sodalizio podistico bassaiolo - siamo stato sostenuti dal grido "Italia, Italia"; a un certo punto abbiamo iniziato a urlare pure noi, incitandoli a sostenerci a voce ancora più alta. Abbiamo percepito un calore umano davvero unico da parte degli spettatori: è stata un'esperienza da far accapponare la pelle».

L'impresa è stata portata a termine da nove uomini (Andrea Ghizzoni, Enrico Gazzola, Mario Beltrami, Andrea Frusi, Stefano Belladonna, Alessandro Gagliardi, Riccardo Bossi, Marco Zimbalatti e il già citato Sabbioni) e cinque donne (Roberta Pagliai, Giuditta Vignola, Barbara Castruccio, Silvia Barbetti e Paola Zambarbieri): il migliore del gruppo, Frusi, ha chiuso in 18788ª posizione in 4 ore 7 minuti e 25 secondi. Ma il piazzamento conta poco, visto che l’intento è stato quello di correre e di tagliare il traguardo tutti assieme sostenendo il vessillo tricolore, firmato poi dopo la gara dall'olimpionico Stefano Baldini (presente per un'iniziativa benefica), dal due volte vincitore negli anni Ottanta Orlando Pizzolato e da Alex Zanardi, che ha percorso i 42,195 km in carrozzina.

Per tutti i codognesi si trattava della prima partecipazione a New York: «All'alba di domenica c'erano 3 gradi e il percorso era spazzato da un vento gelido, ma è stata un’esperienza incredibile e irripetibile anche in altre sedi di celebri maratone: dal clima che si respirava sembrava di essere a un concerto», prosegue Sabbioni. Tutto ciò nonostante siano passati solo sette mesi dagli attentati alla maratona di Boston e le misure di sicurezza adottate fossero estremamente rigide: «I controlli a ogni cancello di ingresso erano molto severi: per esempio, era proibito accedere alla zona di partenza con vestiti con tasche molto larghe. Un pizzico di preoccupazione c'era, ma l’atmosfera di festa della corsa ha cancellato tutto».

Di fronte a tale entusiasmo ci si potrebbe aspettare un ritorno a New York già per l'edizione 2014: «Se lo faremo - conclude Sabbioni - accadrà ancora in gruppo come domenica: se la corressimo da soli la vivremmo sicuramente come una delusione rispetto a ciò che abbiamo vissuto quest'anno».

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