Così Avaldi aiuta l’Atalanta a sognare l’Europa

C’è un lodigiano che aiuta la Dea a correre più forte che mai e a coltivare il sogno di un clamoroso ritorno in Europa: la dieta dei calciatori nerazzurri dell’Atalanta proprio da quest’anno infatti viene curata in ogni minimo particolare da Francesco Avaldi, chiamato dalla società bergamasca a fornire il propellente adatto a garantire l’esplosività dei giocatori di Gian Piero Gasperini.

Avaldi è un nutrizionista che vanta un curriculum di tutto riguardo (è anche omeopata, farmacologo e ha un master in dietetica vegetariana) ed è arrivato in terra orobica potendo vantare uno straordinario palmares di collaborazioni: basti pensare alla sua esperienza sin dagli albori del 2002 con Milan Lab al fianco dei tecnici più importanti del periodo d’oro berlusconiano, senza dimenticare le esperienze al Paris Saint Germain e al Real Madrid al seguito di Carletto Ancellotti. «A giugno si è interrotto il mio legame con il Milan: non c’erano più le condizioni per proseguire una collaborazione che durava ormai dal 2002 - ci racconta il medico nel suo studio lodigiano in corso Magenta -. Nel corso dell’estate sono stato contattato da Paolo Amaddeo, coordinatore sanitario dello staff dell’Atalanta: ho sostenuto un colloquio con il medico sociale Marco Bruzzone e già dal ritiro precampionato ho iniziato a lavorare».

Qual è il suo ruolo specifico nello staff nerazzurro?

«Ho portato tutte le competenze che ho sviluppato durante le mie precedenti esperienze con i migliori giocatori del mondo e curo in maniera specifica la nutrizione, dalla prima squadra al settore giovanile, valutando ovviamente le caratteristiche degli atleti, sottoposti a esami specifici e accurati con i quali ho avuto colloqui personali. Del resto ne conoscevo solo alcuni, parlo di Petagna, Cristante e Paloschi, tutti passati per il Milan. Ma alla base di tutto c’è ovviamente il rapporto con l’allenatore e sotto questo profilo devo dire che Gasperini si è mostrato estremamente interessato al tema: un giocatore che mangia male ed è fuori forma infatti non riesce a sostenere assolutamente i ritmi e i carichi di lavoro richiesti da Gasperini nelle sedute di allenamento, un volume di impegno che raramente ho riscontrato durante le mie precedenti esperienze con le squadre di calcio».

Come è stato l’impatto con l’Atalanta?

«La società è molto organizzata, può contare sulle ottime strutture del centro sportivo di Zingonia: grazie anche al fatto di non avere gli impegni infrasettimanali di coppa abbiamo impostato un programma che consente di seguire i giocatori che consumano sempre la colazione e il pranzo nel centro sportivo. A livello nutrizionale è un grosso vantaggio».

E dietro questa Atalanta che vola si nasconde quindi qualche piatto “miracoloso” a tavola?

«La base dietetica di ogni atleta professionista si basa su un mix di macro e micro nutrienti, con le giuste dosi di carboidrati, proteine, frutta e verdura. Posso dire che con l’Atalanta quest’anno ho cercato di puntare soprattutto sugli antiossidanti: parlo dei semi di zucca e di lino, che sono disponibili sulle tavole dei giocatori sia a colazione che a pranzo, e la barbabietola, preziosissima fonte di nitrati. Poi per la fase di recupero nel dopo allenamento abbiamo proposto ai giocatori gli estratti, importanti soprattutto per chi non è abituato a mangiare frutta e verdura. Tutto poi è stato bilanciato a livello individuale, rispettando la struttura e la muscolatura dei giocatori. Il portiere non può mangiare come il centrocampista...».

Un bel cambiamento rispetto al passato...

«Senza andare troppo indietro nel tempo, nel 2002, quando ho iniziato la mia attività di nutrizionista sportivo con le squadre professionistiche, la frutta e la verdura venivano spesso ignorate dai giocatori. Adesso hanno capito l’importanza di una dieta equilibrata per il recupero dopo lo sforzo, ma anche per evitare gli infortuni. L’evoluzione degli atleti moderni è notevole sotto questo punto di vista, ma bisogna comunque motivarli per far loro capire che i “sacrifici” a tavola sono fondamentali per il miglioramento della prestazione e per il prolungamento della carriera».

Il campione si costruisce anche con la dieta?

«Senza alcun dubbio: non ha senso fare attività sportiva anche a livello amatoriale se non si cura la dieta. Chi mangia male ha una performance inferiore e soprattutto rischia di avere problemi di salute. E anche il fenomeno deve stare attento quando è a tavola: si inizia a costruire il campione iniziando proprio dall’alimentazione».

Pensa a Cassano e Balotelli?

«E non solo a loro...».

L’Atalanta invece punta forte sui giovani, soprattutto quelli che arrivano dalla fenomenale cantera orobica...

«La programmazione è il loro punto forte: hanno costruito una squadra imperniata su alcuni giocatori di esperienza, come Masiello, e su giovani di talento, dando carta bianca a Gasperini e non hanno certamente cambiato idea quando all’inizio dell’anno mancavano i risultati. Una scelta premiata dai fatti: adesso la squadra è un gruppo forte e compatto, cementato dal carisma eccezionale del mister».

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