Calcio, scoppia la guerra dei Pulcini

Noi con Fanfulla e Sancolombano quest’anno non giocheremo». E così Bano-Cappuccini del 12 ottobre e Academy Fanfulla-Cappuccini del 16 novembre nel campionato Esordienti 12 anni e Bano-Cappuccini del (ironia della sorte) 16 novembre nei Pulcini a sette 10 anni, sempre che i calendari pubblicati mercoledì dalla Figc di Lodi vengano confermati, rischiano di saltare. Non è questione di sentirsi battuti in partenza, piuttosto una provocazione che pretende «rispetto per le piccole società e correttezza nei rapporti». A dichiarare la “guerra dei Pulcini” è Luigi Guselli, presidente dei Cappuccini, una delle società oratoriane di Casale, che prende la palla al balzo dalla lettera indirizzata al “Cittadino” dal “collega” Emilio Frini, massimo dirigente della Polisportiva Juventina, che lanciava un duro attacco espressamente al Sancolombano ma in maniera tacita anche ad altre società, lamentandosi per il “metodo di rastrellamento degli atleti”. «Finché si gioca va tutto bene, ma poi finisce la stagione, arriva la pausa estiva e io dico sempre che i nostri ragazzi li conterò a settembre», sorride amaro Guselli. Perché immancabilmente alla ripresa degli allenamenti di Pulcini ed Esordienti ai Cappuccini, alla Juventina ma praticamente in tutte le società, soprattutto quelle di oratorio o di paese, le sorprese non mancano mai: qualche nuovo “adepto” e qualche bambino che invece decide di smettere, e fin qui è l’anagrafica fisiologica, ma anche qualche ragazzino, magari di belle speranze, che “sparisce”. Per poi scoprire che andrà a giocare in una squadra più blasonata («E si viene a sapere che in luglio e agosto sono stati organizzati veri e propri “provini” per selezionare i migliori», punta il dito Guselli) o magari in un altro paese dove si scopre all’improvviso che l’erba del campo sportivo del vicino è sempre più verde «perché magari si è spostato lì un allenatore o un dirigente che si è portato in dote quattro o cinque ragazzi: figure “ombrose” che ogni anno, passando da una società all’altra, danno vita a una triste “guerra tra poveri”».

«Questione di rispetto»

Alla fine i numeri non sono altissimi, ma è questione di principio. «Quest’estate tre nostri ragazzi sono finiti al Fanfulla, che peraltro era stato anche più rapace nel 2007 quando aveva fatto man bassa di ragazzi del 1997, mentre il Sancolombano ce ne ha presi quattro o cinque nell’arco degli ultimi sei o sette anni», conteggia il presidente dei Cappuccini. «Per quanto mi riguarda respingo fermamente questi attacchi - replica Emiliano Fabbri, direttore sportivo del Fanfulla -, per le gestioni precedenti non posso mettere la mano sul fuoco. Come Fanfulla e Academy Fanfulla abbiamo avviato una politica nuova tesa a collaborare con le società vicine, poi è chiaro che si può sempre sbagliare... Nello specifico, i tre giocatori a cui fanno riferimento i Cappuccini sono un portiere che è stato indirizzato a noi dall’Atalanta e due fratelli amici di quello stesso ragazzo che hanno voluto seguirlo».

Frini della Juventina quest’anno invece punta il dito soprattutto verso le colline, ribadendo il concetto espresso nel botta e risposta epistolare con l’amministratore delegato banino Tino Cornaggia sulle colonne del “Cittadino”: «Quest’estate il Sancolombano ha contattato ben sei ragazzi, anche se poi ne ha tesserato solo uno (e Cornaggia ha precisato che è stato “portato personalmente dal papà”, ndr) e due anni fa aveva preso due nostri ragazzi del 1997 («Dopo comunicazioni preventive con la società», ha ribattuto ancora Cornaggia, ndr). Il Fanfulla invece due anni fa aveva preso tre ’98. Ma potrei raccontare anche altre “chicche”: il Pavia per esempio ci aveva contattato per tesserare nostri giocatori, concordando un premio di preparazione da versare alla Juventina per i ragazzi che sarebbero rimasti da loro anche un secondo anno. Salvo poi mandare avanti il papà a dirci che se avessimo richiesto tale premio non avrebbero confermato suo figlio: nostro malgrado, per non tarpare certi “sogni di gloria” abbiamo soprasseduto...». Eh sì, perché anche le velleità delle famiglie hanno un certo peso... «Penso che almeno nell’80 per cento dei casi siano proprio i genitori a presentarsi e a chiedere di tesserare i loro figli - sottolinea Cornaggia -. È seccante sentirsi tirare in ballo per queste vicende perché sono contrarie al nostro stile e codice di comportamento: per regolamento del calcio non possiamo adire le vie legali per difendere la nostra immagine, ma stiamo pensando di denunciare il tutto alla procura federale. Se abbiamo sbagliato pagheremo, ma riteniamo false queste accuse».

Stasera la riunione dei club

I dirigenti casalesi sostengono che altri “colleghi” lamentano il saccheggio degli atleti migliori e questa sera, durante l’assemblea delle società lodigiane indetta dalla delegazione provinciale della Figc alle 21 in municipio a Montanaso, solleverà l’argomento di fronte al coordinatore federale lombardo del settore giovanile e scolastico Giuseppe Terraneo. «Le modalità sono sempre le stesse - ribadisce Guselli -: contatto diretto dei ragazzi e delle famiglie, esecuzione di pseudo-provini spacciati come “allenamenti di formazione”, il tutto senza prendere contatto con le società, cosa in fondo ineccepibile formalmente nei confronti delle norme federali nel periodo di luglio e agosto in cui i ragazzi non sono tesserati... Così selezionano i nostri migliori per poi giocarci contro nei campionati provinciali rifilandoci dieci gol a partita, senza pagare premi di preparazione per poi goderne magari loro in futuro. È troppo “furbetto” trincerarsi dietro alla frase: “Sono i genitori che li portano”. Ma chi li imbocca?». L’argomento è vecchio quanto vasto e scottante. Ma davvero non può scoppiare la pace?

© RIPRODUZIONE RISERVATA