Calcio, “il Cittadino” fa quattro chiacchiere con Emiliano Bonazzoli GUARDA IL VIDEO DEL SUO GOL PIÙ BELLO

Il tecnico del Fanfulla racconta la sua carriera e il suo pensiero sul mondo del pallone di oggi e di ieri in un’intervista in edicola venerdì 11 novembre

Emiliano Bonazzoli, classe 1979, vanta una carriera di prim’ordine nel mondo del calcio. Ha segnato in carriera 96 reti in squadre di club, di cui 49 in Serie A su 250 partite: 7 nel Verona, 8 nel Parma, 17 nella Reggina, 16 nella Sampdoria e 1 e Fiorentina. Vanta una presenza in Nazionale maggiore con il ct Roberto Donadoni, dopo aver fatto tutta la trafila nelle giovanili azzurre, vincendo un bronzo agli Europei Under 21 del 2002 in Svizzera: con gli azzurrini realizza 8 gol in 17 presenze. A fine carriera prova anche l’esperienza all’estero nelle file dell’Honved, squadra ungherese. Nel 2016 appende le scarpe al chiodo iniziando la nuova carriera di allenatore anche nel calcio femminile per poi approdare nel gennaio 2021 sulla panchina del Fanfulla.
È il protagonista della puntata numero 193 della rubrica “Quattro chiacchiere con il “Cittadino”, in edicola questo venerdì 11 novembre 2022. Un’intervista a tutto tondo senza pensare al campionato di Serie D e alla prossima trasferta dei lodigiani a Pistoia.

Il gol più bello?
«Quello che feci nel 2004 (con la maglia della Reggina, ndr) all’“Olimpico” contro la Lazio. La partita finì 1-1 e segnai il gol del pareggio. Su un bel lancio di Mozart mi defilai alle spalle di Fernando Couto e calciai al volo di destro con la palla che si infilò nel sette opposto».

La sintesi di 90esimo minuto di Lazio-Reggina del 2004

Il segreto del successo?
«Io penso di essere cresciuto con dei valori che mi hanno insegnato i miei genitori e di averli portati avanti sempre sia quando mi allenavo, sia quando giocavo in partita: umiltà, dedizione al lavoro e sacrificio».
L’esperienza in Nazionale?
«Era il novembre 2006, contro la Turchia in amichevole a Bergamo, finì 1-1. Giocai tutto il secondo tempo. Penso che giocare in Nazionale sia il sogno di ogni bambino. In quegli anni era difficile, c’erano tanti attaccanti di valore: Inzaghi, Gilardino, Vieri, Totti, Del Piero, Iaquinta e Toni. Mi tengo stretto quel secondo tempo e me lo ricorderò per tutta la vita».

I modelli in panchina?
«Direi che un po’ tutti mi hanno dato qualcosa: partendo dall’aggressività, la mentalità vincente e la cattiveria agonistica di Novellino, la semplicità e concretezza di Mazzarri, anche se devo dire che lui è molto ansioso. Io ho imparato anche da coloro che, vedendoli da giocatore, erano per me negativi, ma da allenatore capisco perché agivano così con me. Atzori dal lato umano e tattico mi ha dato tanto; Prandelli nulla da dire, tattica a livelli altissimi. Penso che da tutti ho appreso qualcosa».

© RIPRODUZIONE RISERVATA