CALCIO Il “Camp Nou”, lo stadio del Milan e un filo rosso che unisce Suarez e Tonali

Il Barcellona completò l’opera grazie ai milioni incassati dall’Inter, così sessant’anni dopo il club rossonero potrebbe poggiare la prima pietra grazie alla cessione del centrocampista di Sant’Angelo al Newcastle

Cosa ci azzeccano il Milan, Sandro Tonali e il Newcastle del 2023 con il Barcellona, Luis Suarez e l’Inter del 1961? Cambiano le epoche, i giocatori e le maglie, ma il gioco del calcio regala storie di addii e soldi che si assomigliano. I tifosi rossoneri legano, per il tifo e la voglia irrinunciabile di sollevare trofei, la cifra record che incasserà il club rossonero dal Newcastle – 80 milioni di euro – al cantierizzare nuovi acquisti nel calciomercato.

Se invece il trasferimento del santangiolino Tonali garantisse la posa della prima pietra del nuovo stadio del Milan, ipotizzato a San Donato? A rapportare la vendita ai costi di costruzione del futuro impianto – 700 milioni -, si ricava che il trasferimento del centrocampista di Sant’Angelo in Inghilterra coprirebbe oltre il 10% del budget necessario. Una bella base di partenza.

Sembra la vicenda, seppur al contrario, dell’ingaggio di Luis Suarez da parte dell’Inter di Angelo Moratti.

In Spagna, allora, nessuno credeva che i nerazzurri avessero la forza economica per acquistare il Pallone d’oro del 1960 nonché perno del centrocampo del Barcellona, detto L’Architetto per la sua capacità di costruire gioco. Invece il presidentissimo del petrolio si era stufato di perdere e aveva dato retta a Helenio Herrera: «Suarez ha la velocità di Bicicli, il palleggio di Corso, la forza di Lindskog, il dribbling di Sivori e il tiro di Altafini. Me lo compri e vinciamo tutto». Al di là dell’iperbole dei cinque giocatori in uno, il Mago avrebbe avuto ragione.

Così partì una trattativa solida il cui buon esito poggiò anche su gradinate di cemento. Il Barcellona aveva iniziato la costruzione del suo “Camp Nou” nel 1954, impianto in cui si trasferì a giocare dal 1957. Ma lo stadio, fra i più grandi d’Europa, era incompleto: mancavano un anello e la copertura. La causa erano i costi saliti alle stelle: da 90 milioni di pesetas del progetto iniziale si era arrivati al triplo in fase d’opera. L’offerta folle di Moratti - 25 milioni di pesetas, 250 milioni di lire, definita dalla stampa iberica “la più favolosa della storia del calcio” – fu quindi la chiave per dare un tetto alla nuova casa.

Restavano da convincere i tifosi, che si presentarono in migliaia a protestare sotto la sede del club (come nel caso di Tonali, anche se sulle piazze dei social, contro il proprietario Gerry Cardinale). Solo l’intervento del presidente del Barcellona, che promise abbonamenti gratuiti alla fine dei lavori e disse che nel nuovo stadio completato la squadra avrebbe vinto subito campionato e Coppa dei Campioni, sedò la protesta. Però i blaugrana, statistiche alla mano, ci misero sette anni per tornare a vincere un trofeo…

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