Breda in Giappone per riscattare Roma

Uno schermidore di Melegnano alle Olimpiadi. Giovanni Battista Breda nasce a Melegnano il 21 luglio 1931. Non sappiamo quali motivazioni lo spingono alla pratica della scherma. Forse qualche amico lo induce a prendere l’approccio con la disciplina. Sta di fatto che si muove abbastanza tardi, comincia infatti nel

1955, quando ha già 24 anni. Si iscrive alla Sala scherma del Giardino di Milano, una delle più attrezzate società di scherma, sorta nel 1882, da sempre fucina di campioni. All’inizio sorge qualche dubbio su quanto di buono il giovanotto avrebbe potuto combinare, ma si decide di dargli fiducia. Ed è preso sotto l’ala di Giuseppe Mangiarotti, un componente di quella famiglia che allineò fior di campioni. Mangiarotti istruisce il giovane, lo prova alle tre armi e alla fine decide che deve cimentarsi con la spada. Breda comincia a partecipare ai vari tornei mettendosi in luce e così nel 1957 viene promosso in Seconda Categoria dalla Terza dove era rimasto per due anni. Ancora un biennio di buoni risultati ed ecco il passaggio, nel 1959, alla Prima Categoria, che raccoglie i migliori schermidori in campo nazionale.

Edoardo Magiarotti, il grande campione e “penna” giornalistica competente, così scrive di lui sul Corriere della sera. «...Giovanni Battista Breda è l’uomo nuovo della spada italiana». Le credenziali del melegnanese sono state ottenute con pieno merito e quindi è chiamato a far parte della rappresentativa azzurra alle Olimpiadi di Roma del 1960.

I Giochi romani impongono agli italiani, giocando in casa, di puntare a buoni risultati. Così succede e per quando ci riguarda anche la spada svetta verso l’alto. Giuseppe Delfino conquista l’oro nella competizione individuale e pure il primo posto sul podio tocca all’Italia nel concorso a squadre. Il sestetto azzurro è composto da Edoardo Mangiarotti, Giuseppe Delfino, Carlo Pavesi, Alberto Pellegrino, Fiorenzo Marini e Gianluigi Saccaro. E Breda? Non è schierato nel concorso, gli vengono preferiti atleti più esperti. Purtroppo l’esclusione lo priva di un oro. Partecipa comunque alla gara individuale e si classifica all’ottavo posto, un risultato sicuramente buono, considerando che sulle pedane romane giostrano i migliori del mondo. La sua partecipazione all’Olimpiade ha una certa risonanza a Melegnano, dove viene organizzata una manifestazione di scherma nel Castello Mediceo, presenti i migliori schermidori italiani. Breda prosegue ottenendo successi e piazzamenti anche in tornei internazionali e si arriva così all’appuntamento con le Olimpiadi di Tokio del 1964. Nel concorso a squadre l’Italia schiera Delfino, Pellegrino e Saccaro che già avevano gareggiato quattro anni prima, oltre a Gianfranco Paolucci e a Breda: stavolta Giovanni Battista è della partita. Gli azzurri conquistano un brillante secondo posto, contendendo fino all’ultimo l’oro all’Ungheria, terza è la Francia.

Breda dunque ottiene una medaglia che gli era sfuggita nel 1960. In questa rassegna non partecipa invece alla competizione individuale.

Ancora una pausa di quattro anni durante i quali Giovanni Battista continua a essere ai vertici della spada nazionale. A trentasette anni, per la terza volta, è “invitato” a un appuntamento olimpico, quello di Città del Messico. Non è però questa una trasferta proficua per i colori azzurri della spada. La squadra è stata rinnovata e incontra più di una difficoltà. Arriva comunque un bronzo con Saccaro nell’individuale. Nella gara a squadre Breda è in pedana, ma lui e i compagni non riescono a emergere come in passato. Si classificano al sesto posto, l’oro va all’Ungheria che precede nell’ordine sul podio Unione Sovietica e Polonia. Si chiude così la carriera sportiva di Breda, che in quel di Milano prosegue il suo cammino terreno. Fino alla scomparsa avvenuta il 13 luglio 1992. Tre Olimpiadi, un argento al collo e un oro... virtuale: Giovanni Battista Breda, con la sua spada, ha onorato il grande arengo sportivo.

Walter Burinato

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