Bam, il ricercatore talent scout

LODI Sulla rotta Lodi-Katmandu nel nome del calcio. Bhim Bahadur Bam è un ricercatore petrofisico (branca della geologia che studia le proprietà fisiche e chimiche delle rocce) e dal 1994 lavora all’Eni dopo la laurea in fisica ottenuta in India e il dottorato all’università di Bologna. Ha 56 anni ed è sposato, con due figli di 26 e 24 anni (che però hanno lasciato presto il calcio e preferiscono lavorare e studiare) e risiede a Lodi in zona San Bernardo. «Vi chiederete cosa c’entra un ricercatore nepalese col calcio. Lo ha fatto anche un giornale del mio Paese quando ha saputo della mia attività, anche se mi è facile spiegare che la mia passione è nata in India a Dehra Dun dove studiavo: quella è la patria del calcio indiano, dove arrivano parecchi calciatori del mio Paese ed è cresciuto tra l’altro il miglior calciatore nepalese Syam Thapa. Io non potevo essere da meno, giocando fino al livello universitario, poi anche come insegnante alla scuola dello sport e allenatore giovanile a Katmandu e ancora come vice allenatore del Bansbari, squadra di Serie B, società con cui collaboro ancora come direttore tecnico inviando test e programmi d’allenamento». Quando viene in Italia a Bologna e poi a Lodi come tecnico dell’Eni ha l’occasione di venire a contatto con una realtà ben diversa ed entra a far parte dei quadri tecnici del San Bernardo «grazie al maestro Lorenzo Fiorani, che fonda la Scuola calcio e favorisce il mio inserimento». Partecipa al corso Coni-Figc nel 1999 e poi anche alla Scuola di formazione tecnica della Galassia Milan ed entra come collaboratore dell’attività di base della delegazione provinciale della Figc di Lodi «che mi è stata molto utile a livello organizzativo e normativo». Anche su richiesta della federazione nepalese viene ammesso a Milano nel marzo 2007 al corso di allenatore di base Uefa B: «Ricordo con piacere l’istruttore Attilio Maldera e il presidente Giulio Milesi coi suoi collaboratori che hanno reso possibile questa mia partecipazione, molto importante per questa attività». Bhim ha dunque tutti crismi per insegnare calcio e diventa responsabile del settore giovanile del Somaglia, aprendo la scuola calcio e arrivando addirittura alla prima squadra in Seconda Categoria. Torna a San Bernardo e poi va a Montanaso, continuando a tenersi aggiornato e partecipando al corso Skype del progetto Punti Brescia di Massimo De Pauli. Al Montanaso guida per tre anni gli Allievi che arrivano nella stagione appena conclusa alla fase regionale, scovando diversi ragazzi che in effetti raggiungono anche l’orbita della prima squadra: e in effetti con Felice Rossi saranno ben nove i ragazzi plasmati da Bhim, che entra oltretutto a far parte dello staff del nuovo allenatore. «Da agosto in effetti dovrò assentarmi periodicamente per motivi di lavoro e così collaborerò con Rossi nel tempo che mi resta: comunque il mister mi ha accolto bene, considerate le mie conoscenze di molti giovani del suo organico». Ma l’opera del tecnico che molti chiamano scherzosamente “Bhim Bam” non si limita a questo: in campo sociale ha fondato l’associazione Nrna e anche il “Nepal Miteri Munch” che si occupano dei nepalesi residenti in Italia, attraverso i quali ha raccolto in occasione del recente terremoto la bella somma di 168mila euro a favore dei connazionali. Ma anche questa è l’occasione per pensare al calcio e infatti Bhim allestisce il Nrna Football Team Italy, che ha partecipato a giugno ad Aarau in Svizzera a una sorta di campionato europeo con altre 15 rappresentative: era nel girone con Germania, Olanda e Belgio, che presentano anche ragazzi dell’Ajax e dell’Anderlecht e ottiene tre pareggi. Gli “italiani” si difendono bene e comunque vengono a contatto con nuove realtà che dimostrano come anche i nepalesi sappiano farsi valere: «Ce ne sono in giro per l’Europa e anzi per la prima volta un ragazzino di 13 anni proveniente direttamente dal Nepal è stato chiamato dal Manchester United». E Bhim prosegue i contatti con la sua federazione entrando a far parte del progetto “Gol” voluto dalla Fifa proprio a favore delle giovani leve: «Bisogna lavorare proprio per dare la possibilità ai bambini di avvicinarsi a questo sport, perché la passione e l’interesse non mancano, nonostante le recenti difficoltà. Anche da noi ci sono campionati a vari livelli e col supporto adeguato si potranno vedere i frutti di questo lavoro, facendoci conoscere anche fuori dai nostri confini». Mentre in Italia la nuova realtà continua a essere il Montanaso: «Devo ringraziare Paolo Pedrazzini e i dirigenti biancoverdi che mi sostengono anche per quanto fatto in occasione del Torneo della solidarietà Unicef a favore dei bambini nepalesi. Io continuerò a lavorare con passione anche per poter trasferire le mie conoscenze di questi 18 anni in Italia soprattutto a livello giovanile e far crescere il calcio nepalese, che è sicuramente sulla buona strada, convinto oltretutto che allenare i giovani significa anche educarli senza discriminazioni, perché lo sport deve insegnare a stare bene con gli altri». E il suo esempio non è da poco.

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