A Lodi il calcio abbatte le barriere

Azzurra e No Limits creano la squadra unificata

Basta fare il primo passo, il resto poi viene da sé. Con una naturalezza disarmante. Già, perché lo sport rimane ancora il mezzo di comunicazione per eccellenza. E un pallone che rotola in rete può davvero abbattere ogni forma di pregiudizio: «Dopo il primo gol segnato in allenamento i ragazzi si sono abbracciati tutti. E se c'è un contatto fisico significa che non ci sono barriere», dice Max Camastra, allenatore della squadra Giovanissimi dell'Azzurra che da qualche settimana sta portando avanti un progetto di calcio unificato insieme ad alcuni atleti con disabilità intellettiva della No Limits. Un'iniziativa lungimirante che però non rimarrà circoscritta soltanto al mero ambito ludico: l'obiettivo è infatti partecipare a una delle manifestazioni giovanili più importanti del Lodigiano, il "Trofeo Angelo Mazza", in scena alla "Dossenina" dal 9 al 13 maggio. «E di sicuro i ragazzi della No Limits non giocheranno gli ultimi 5 minuti, ma saranno la colonna portante della squadra», continua Camastra, che condivide questa bella avventura con due tecnici della No Limits, Pietro Mussida e Paola Cerri. Ogni settimana i ragazzi si allenano insieme al centro sportivo di Campo di Marte: riscaldamento e poi partitella, il modo più immediato per favorire l'integrazione. E i sorrisi di Marco Bolzoni, Roberto Caccialanza, Stefano Pancotti, Sara Menardo, Alessandra Salamini e Giulio Mombelli, i calciatori della No Limits "adottati" dall'Azzurra, sono la luminosa conferma che il metodo funziona. «Il bello del calcio è che basta un pallone per comunicare. I più contenti sono i nostri calciatori - continua il mister dell'Azzurra -: hanno colto perfettamente l'importanza di questo progetto e ora stravedono per i loro nuovi compagni. Sono davvero orgoglioso di loro». Il progetto segue la filosofia Special Olympics, il programma internazionale di allenamento per persone con difficoltà intellettive. «Lo scopo - spiega Pietro Mussida della No Limits - è far sì che lo sport diventi un mezzo di integrazione e che i nostri ragazzi possano raggiungere la piena autonomia. Loro sono davvero entusiasti di questa nuova esperienza, è uno stimolo in più». L'auspicio è che altre società possano seguire lo stesso esempio: «Speriamo che il "Trofeo Mazza" possa diventare il trampolino di lancio per lo sport unificato - dice Tino Spoldi, vicepresidente dell'Azzurra -. Ogni nostro timore è stato spazzato via dall'entusiasmo dei ragazzi. Basta rompere il ghiaccio: ora i nostri giocatori non vedono l'ora di giocare con i nuovi compagni». Il concetto di "sport unficato" è da sempre uno dei capisaldi di Special Olympics: «Nel Lodigiano questa pratica si sta diffodendo sempre più - racconta Cluadio Minervino, coordinatore regionale Special Olympics e deus ex machina della No Limits -. Oggi sono addirittura le società a proporsi. Durante i prossimi Laus Open Games, dal 9 al 13 maggio, proporremo anche prove di pallavolo e triathlon unificati. Senza dimenticare che da anni è in corso un progetto che riguarda le bocce e una capillare attività nelle scuole. Ma penso che il calcio, in quanto sport più popolare, sia la miglior vetrina per fare capire l'importanza dello sport unficato». Altro che social network: per comunicare e abbattere le barriere basta un pallone.

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