LODI C’è chi ha perso casa e lavoro e la spesa donata è un ”salvavita” VIDEO

Viaggio al Centro di raccolta solidale che tre volte alla settimana fornisce gli alimenti ai più bisognosi, in maggioranza italiani

Arrivano in coppia, da Cavenago, caricano le borse della spesa in auto e se ne vanno. «Preferisco non raccontare - dice lei -, si figuri che dormiamo in macchina». È venerdì, le persone sono venute, rigorosamente su appuntamento, a prendere la spesa della settimana. Nelle borse ci sono fette biscottate, tè, kiwi, riso, pasta, cioccolato, quello che serve per mettere insieme il pranzo con la cena per chi non ne ha. Il Centro di raccolta solidale per il diritto al cibo, inserito all’interno del progetto Fondazione Casa della comunità, assiste attualmente 330 famiglie.

La fila è lunga oggi. I volontari, dalle 8.30, riempiono borse e trasportano pesi. Il Covid ha cambiato la modalità di distribuzione degli alimenti: Le persone vengono su appuntamento e aspettano fuori. Silvia C., mascherina blu che le copre interamente il viso è soddisfatta.«Qui sono bravissimi - dice la donna -, rapporti umani stupendo. Almeno possiamo vivere anche noi e mangiare come gli altri. Non riesco a lavorare, perché ho mia mamma da curare. Mio marito è invalido, mio figlio ha 24 anni, ma ha sempre contratti a termine. Io sono strafelice di quello che fanno qui per me. Sono cinque anni che vengo e tutta la roba che ci danno è buona».

Un’altra donna, di Lodi, frequenta il centro di raccolta da tre anni. «Faccio la spesa al sabato - dice -, ma la spesa costa. Se non venissi qui, non ce la farei. Ho un tutor che mi gestisce i soldi. Mi carica la tessera e faccio la spesa, ma non basta mai». Un uomo si racconta, ma lontano dai riflettori. Ha un cane nero che lo aspetta in macchina. «Ho perso il lavoro da un anno - dice -, meno male che c’è mio nipote che mi ospita. Per fortuna sono senza figli».

Tante sono le mamme con i bambini. Una donna della Romania ha una bimba e un compagno. Lui lavora, ma lei no, sta a casa a curare la bambina, altrimenti non ce la farebbero. Tra gli stranieri ci sono un uomo filippino che lavora come domestico, ma lo stipendio non basta e una ragazza africana con i suoi bambini. Gli italiani, però, sono la maggioranza. «È dall’anno scorso che vengo qui - racconta un uomo -, mi sono messo a fare il pony express quando mi hanno licenziato dall’ultimo posto. Però si è ammalata la mamma e lo stipendio lordo di 700 euro non bastava per pagare una persona che la accudisse. Al Crs sono molto disponibili con noi e in questo momento di difficoltà è fondamentale». Una donna di Lodi si avvicina. «Ecco - dice - questo è il mo numero di telefono, faccio la sarta, se avete bisogno di qualcosa rivolgetevi pure a me». Una signora, bidella di professione, 64 anni, un marito da sei anni senza lavoro, dopo i problemi di salute, ha dovuto mollare la scuola e adesso viene al Centro, in via Pace di Lodi a prendere la spesa. Se non ci fosse, anche per lei sarebbe un guaio.

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