LE BUONE NOTIZIE«Il suo cuore si è fermato, ma sono riuscito a salvarlo» VIDEO

Federico Dalceri , di Pieve Fissiraga, giovane volontario della Croce rossa, racconta come è riuscito a salvare un uomo in arresto cardiaco

Quegli occhi che lo guardano, prima mentre va in arresto, e poi quando si risveglia, non se li dimenticherà mai.

Federico Dalceri, 22 anni, di Pieve Fissiraga, era di turno in Croce rossa, a Lodi, quella notte d’inizio maggio quando lui e Massimo Pizzocri, con l’equipe del 118, hanno salvato la vita a un uomo di 56 anni, residente a Lodi.

«È arrivata la chiamata dall’Areu, un codice verde - racconta il giovane volontario, che studia psicologia e sogna, dopo la laurea, di diventare un criminologo -. È stata la moglie a chiamarci». Era lei quella preoccupata. “Mio marito ha un dolore al torace. Ce l’ha da ieri”. Lui minimizzava. “Ma va, non è niente”. Non è niente? Lo collegano alle piastre per l’ecocardiogramma e il paziente va in arresto. «Ho visto i suoi occhi girarsi all’indietro - racconta il volontario -, non dico che mi sono spaventato perché purtroppo siamo quasi abituati a queste emozioni, ma è stato strano, vedere che all’improvviso si arrestava. L’abbiamo tirato giù dal letto e iniziato a massaggiare, gli abbiamo dato la prima scarica con il defibrillatore, il corpo ha avuto un sobbalzo, come è normale, ma si è sollevato di 10 centimetri dal pavimento. Poi ho ripreso subito il massaggio. Mentre lo massaggiavo, l’ho guardato in faccia, mi sono accorto che mi stava fissando, con gli occhi spalancati. Non fa piacere essere massaggiati da svegli, si schiaccia lo sterno. Io ero andato avanti nel mio lavoro, come un’automa. Quello scambio di sguardi non lo dimenticherò mai». Ma le emozioni non erano ancora finite. Il paziente viene caricato sull’ambulanza, il medico sale a bordo, arriva l’indicazione del 118 di portare il malato a Pavia perché l’emodinamica dell’ospedale Maggiore era chiusa.

«Io ero sicuro di poterlo portare a Lodi - racconta Dalceri -. A Pavia sapevo che avremmo avuto almeno 45 minuti di tragitto. Il rischio era di vanificare tutto lo sforzo; ho avuto paura, invece poi siamo arrivati tranquillamente a destinazione. A Pavia, poi ci sono dei corridoi enormi, il percorso non è nemmeno breve. Invece lui, ogni tanto, riusciva persino a parlare. Non lo scorderò mai, ha dato un senso al mio volontariato in ambulanza».

Non è così frequente salvare un paziente che va in arresto. «A me era capitato altre due volte - racconta -, ma in persone più anziane, ma così giovani». Nell’equipe del soccorso quella notte, con Pizzocri e Dalceri, c’erano anche gli operatori sanitari del 118 Angelina Falzarano, Serena Gramaccini e Maria Teresa De Giorgis.

«Sarà banale - dice Dalceri -, ma io ho scelto di fare il volontario in Croce rossa proprio per aiutare gli altri. Era il tipo di volontariato che si attagliava di più alle mie caratteristiche e questa è stata una esperienza bella, che mi porterò sempre dentro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA