LE BUONE NOTIZIE Un fratello come “angelo custode”

Il piccolo Matteo Alfieri è un prezioso sostegno per la sorella disabile

Lucia Macchioni

Una sensibilità che sa andare oltre e un’attenzione smisurata nei confronti del prossimo; una capacità di cura e accoglimento sviluppata nel corso degli anni, crescendo fianco a fianco con la sorella maggiore, affetta dalla sindrome Charge. Matteo ha solo undici anni ma non è un ragazzino come tanti altri: grazie all’esperienza vissuta tra le mura di casa con la sorella Elena, ha sviluppato nel corso del tempo pazienza e affidabilità, ma soprattutto la capacità di cogliere le necessità di chi gli sta accanto.

Legge per la sorella i libri in Caa (Comunicazione alternativa aumentativa): Biancaneve, Riccioli d’oro e il Fagiolo magico; la sa cambiare, vestire e, all’occorrenza, quando la mamma non può, sa anche cucinare per lei. «Nei comportamenti di tutti i giorni è un bambino come gli altri - rassicura Sara, la mamma di Elena e Matteo -. Devo sempre spronarlo per i compiti, per riordinare la sua cameretta o per fare la doccia. Ma nella necessità ha saputo dimostrare di essere un vero ometto. E da mamma posso solo esserne orgogliosa».

E ai tempi di interminabili sessioni in dad e chiusura delle scuole, Matteo ha saputo cogliere la difficoltà della compagna di classe, straniera, che frequenta la sua stessa classe. La 1C alla scuola media Don Milani, una scuola potenziata in grado di accogliere bisogni e situazioni differenti anche attraverso piani didattici personalizzati.

Ma frequentando attualmente la scuola durante il lockdown perché diagnosticato Bes (con Bisogni educativi speciali), il ragazzino ha da subito notato l’assenza della compagna di classe.

«È timida, parla poco e anche quando noi giocavamo durante l’intervallo, lei spesso preferiva disegnare da sola», dice Matteo.

Dunque, le difficoltà legate ad una lingua difficile da imparare e all’integrazione non sempre agevole, si sono riversate sulla possibilità di frequentare la didattica a distanza, proprio come tutta la sua classe.

«Non vedendola a scuola e neppure collegata on line con la classe, ho pensato di inviarle un messaggio vocale con le indicazioni per poter partecipare, accedendo a Classroom - spiega Matteo -. Il giorno successivo, durante la lezione di italiano, è finalmente riuscita a collegarsi per la prima volta».

Un piccolo gesto, un’attenzione in più che si sono rivelati fondamentali per non lasciare indietro proprio chi ha più bisogno.

«Si chiamano “Siblings” - conclude la mamma -: sono i fratelli dei bambini con disabilità che, nonostante le difficoltà e le limitazioni di tutti i giorni, imparano a guardare il mondo con occhi diversi: quelli del cuore».

© RIPRODUZIONE RISERVATA