Fioccano i sì, l’acqua resta pubblica

Festa ieri per i membri del Clap che pensano già al futuro

Con la bandiera alzata e la spilla sulla maglia. I rappresentanti del Clap, il Comitato lodigiano per l’acqua pubblica hanno festeggiato. Dopo mesi intensi di promozione a tappeto: oltre 80mila volantini distribuiti nel porta a porta, banchetti a non finire e decine di incontri nei comuni del territorio. Una fatica che ha ripagato.

Il risultato si è fatto via via sempre più concreto, man mano che passavano le ore. Con il Lodigiano, già in testa, a livello di afflusso, dalle prime ore di domenica: il 13, 8 per cento contro l’11,6 nazionale e il 44 per cento delle 22 contro il 40 dell’Italia. Per arrivare poi ai numeri sorprendenti di ieri con il 55,45 per cento e il 55,46 per i primi due referendum sull’acqua, con una netta prevalenza dei sì contro i no. Alle 16, la sede delle associazioni, al 7 di via Lodivecchio, era un viavai di abbracci e sorrisi.

«Abbiamo vissuto le emozioni dei risultati - spiega Michela Sfondrini, esponente del Comitato lodigiano per l’acqua pubblica - ognuno nei propri seggi, a raccogliere i risultati. L’esito nazionale, inizialmente, non molto confortante, ci faceva essere via via sempre più ottimisti e ci siamo svegliati questa mattina (ieri, ndr) con la speranza che ci sarebbe stato un riscontro, anche se da tanto tempo non si raggiungeva il quorum per un referendum. Ora la nostra speranza è che il modello di gestione pubblica dell’acqua sia esportato anche negli altri servizi con la partecipazione attiva dei cittadini nella scelta degli investimenti». Negli ultimi due mesi, per gli esponenti del Clap non c’è mai stato un week-end senza 1, 2, 3 o 4 appuntamenti di promozione, mentre nelle ultime settimane si è arrivati anche a quota 7, senza contare le oltre 4mila firme raccolte in passato per far passare il referendum e l’azione intrapresa dal gennaio 2007 per arrivare alla gestione in “house” dell’acqua, promuovere il risparmio idrico e proporre il modello dell’acqua come bene comune. «Se siamo riusciti - commenta Isacco Migliorini - è grazie anche alla collaborazione con le altre associazioni del territorio. Nel porta a porta, solo una persona non mi ha aperto, ma mi ha detto di mettere il volantino tra la pubblicità; le altre si sono anche intrattenute a commentare. Una cosa che mi è dispiaciuta, invece, è accaduta tra giovedì e venerdì quando i nostri volantini sono stati coperti da altri manifesti della Lega contro l’immigrazione. L’abbiamo segnalato alla polizia municipale che avvierà dei controlli».

Il primo referendum sull’acqua mirava a bocciare l’assegnazione della gestione delle risorse idriche a soggetti privati, mentre il secondo diceva no alla logica del profitto come pilastro dei criteri per la determinazione delle tariffe. «Questa vittoria - commenta Stefania Baroni - è un segnale fortissimo che arriva dal basso e la politica non può non tenerne conto». Per Antonio Bagnaschi, ex presidente dell’Ato, l’autorità d’ambito di Lodi, «quello di ieri è, politicamente parlando, il giorno più bello. Avevamo ragione noi - commenta -. Anche per legge, da oggi, l’acqua non è una merce e i cittadini potranno continuare ad usufruire di tariffe basse. Mi è dispiaciuto - scherza - per il consigliere Andrea Dardi che non potrà costruire la centrale nucleare nel suo giardino. Appena finiamo di festeggiare faremo l’analisi politica del voto». Per Paolo Daccò il risultato del referendum apre alla «possibilità che si dia il via a un nuovo modello di esercizio della cittadinanza che si basi sulla legalità e sulla riappropriazione dei beni comuni da parte degli enti locali che ne detengono la titolarità. Il modello Sal si può applicare anche nella gestione degli altri servizi. I cittadini devono partecipare dal basso, non possono contare solo nel momento del voto; devono riappropriarsi dei beni comuni. Negli ultimi anni abbiamo assistito alla cessione e alla svendita ai privati del patrimonio pubblico pagato negli anni dai cittadini. Se questo risultato non è solo un primo passo significa che qualcosa sta cambiando e che si può tornare a una politica genuina. Se ci si mette tutti insieme possiamo realizzare un futuro diverso».

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