Il giorno e la notte? Il bianco e il nero? Il futuro e il passato? Non saprei come definirle. Forse solo semplicemente due amiche molto diverse, nei modi come nel look, nello stile di vita come nelle prospettive future. Fatima e Sanaha hanno entrambe meno di vent’anni. Una è sposata e ha un figlio, l’altra sta aspettando di iniziare il suo primo lavoro.A tenerle unite è un’innata capacità di annullare il mondo e considerare solo la loro bella amicizia, a prescindere da tutto e tutti. E, forse, anche l’affetto per il Marocco, terra di contrasti, come Sanaha e Fatima dimostrano.
Buongiorno, posso rubarti qualche minuto? Vorrei scrivere la tua storia per Il Cittadino.S: «Eh?».
Dicevo che vorrei scrivere la tua storia per Il Cittadino.F: «Guardi che non parla italiano, non può capirla».
Pensavo che essendo così giovane andasse a scuola.F: «No, no, non va a scuola, è sposata. Non vede che ha anche una figlia?».
Tu sei una sua amica?F: «Sì, vengo spesso a trovare lei e la bambina».
Tu però ci sei andata a scuola, giusto? Parli l’italiano benissimo.F: «Sì, diciamo che io ho avuto questa “fortuna”, Sanaha no».
Le chiedi per favore se è disposta a rispondere a qualche domanda? F: «Dice che prima dovrebbe sentire suo marito».
Ma suo marito qui non c’è. Dille che usiamo un altro nome. Dai, convincila.F: «Dice che va bene, ma ha solo pochi minuti».
Grazie, Sanaha. Da quanto tempo ti trovi in Italia?S: «Sono arrivata un anno e mezzo fa, dopo essermi sposata in Marocco. Non mi è mai stato chiesto se volessi o meno partire: mio marito vive in Italia ed è lì che io devo stare».
Non è una critica, solo una riflessione: in due anni nemmeno una parola in italiano? S: «So dire buongiorno, grazie e prego, pane, latte e poco altro: il minimo indispensabile per vivere. Frequento prevalentemente negozi in cui si parla arabo, esco poco di casa e anche Fatima parla con me in arabo. Per questo non conosco la vostra lingua».
Come ti trovi in Italia?S: «Così così. Voglio dire, sarei stata molto meglio a casa mia, dove almeno potevo contare sui miei genitori e i miei fratelli. Qui a parte Fatima e mio marito non ho nessuno. Certo, adesso c’è la bambina, ma non è esattamente come relazionarsi con un adulto».
Come hai conosciuto Fatima?F: «Siamo vicine di casa. La vedevo sempre da sola; intuivo che fossimo coetanee e mi dispiaceva che vivesse in quel modo, senza mai uscire o divertirsi. Così un giorno ho attaccato bottone. Adesso siamo buone amiche, ma purtroppo il tempo per stare insieme è davvero poco. Usciamo insieme per fare la spesa, ogni tanto trascorro qualche ora a casa sua e niente più. È normale, visto che ha una bambina piccolissima».
Tu Fatima hai altre amiche?F: «Io esco sempre con le mie ex compagne di scuola, straniere e non. Mi sono diplomata lo scorso anno, adesso sto cercando lavoro. Ma non è la mia storia, no?».
Hai ragione, ma perché no? Posso parlare di entrambe, se sei d’accordo. Ho davanti due coetanee provenienti dallo stesso Paese che vivono in modo profondamente diverso. Tu sei vestita all’occidentale, parli perfettamente l’italiano, sei spigliata, sembri una che sa il fatto suo. Sanaha indossa gli abiti tradizionali, ha una figlia ed è sposata a soli diciannove anni, conosce al massimo dieci parole della nostra lingua e sembra molto schiva. È bello che siate amiche. Ma sembra che apparteniate a due mondi diversi.F: «Dipende dalle famiglie e dalle occasioni che si hanno. Io ho avuto la possibilità di frequentare le scuole superiori in Italia: questo significa conoscere approfonditamente la cultura degli italiani. Vivo ancora con i miei genitori, che mi permettono di uscire e incontrare le amiche. Per Sanaha non è lo stesso. La sua famiglia è un po’ più, come dire?, all’antica».
Come hai conosciuto tuo marito?S: «Sapevo di doverlo sposare già alcuni anni fa. Avevo avuto modo di incontrarlo solo poche volte, visto che lui lavorava in Italia. Ma non c’erano dubbi che un giorno ci saremmo sposati».
Tu hai studiato in Marocco?S: «Sì, ma non ho frequentato le scuole superiori».
E cosa facevi prima di partire per l’Italia? Avevi un lavoro?S: «No».
Fatima, perché ride?F: «Perché per lei questa domanda è quasi assurda».
Ok, scusa. Come passavi le giornate?S: «Aiutando mia mamma e le mie sorelle, sistemando la casa e preparando la cena. Le solite cose, quello che faccio anche qui».
Non sei mai stata preoccupata all’idea di dover partire?S: «Certo: sapevo che pochi giorni dopo il matrimonio avrei dovuto cambiare completamente vita. Ho pianto tanto, ma non avevo alternative. Fortunatamente l’Italia mi piace: ci sono i parchi, i supermercati e i negozi in cui si parla arabo. Lì mi sento a casa».
Non hai più visto la tua famiglia?S: «No. Ma mio marito mi ha promesso che torneremo a casa quest’estate per fare conoscere la bambina ai nonni. Mia mamma è felicissima: non vede l’ora. Io pure».
E tu, Fatima, torni mai in patria?F: «Quasi ogni anno, budget permettendo. Per me è sempre bellissimo. Ho un legame molto forte con la mia terra e la mia famiglia. Sono orgogliosa di essere marocchina. Ho parlato talmente bene del mio Paese alle mie compagne di scuola che lo scorso anno una ha deciso di andarci in vacanza con la famiglia. Al ritorno mi ha detto: “Avevi ragione, il Marocco è davvero bellissimo”. Mi dispiace che molta gente sia convinta del contrario o che creda si tratti di un angolo di mondo dimenticato dal progresso e dalle tecnologie. Non è così».
Come spieghi questa differenza così forte tra te e Sanaha? E come fate a essere amiche?F: «Come ti dicevo la differenza è dovuta alle diverse visioni delle famiglie. Qui in Italia si vede molto, soprattutto per via del look, ma in realtà anche in Marocco potresti notarle: ci sono ragazze che lavorano e ragazze che non possono nemmeno immaginare di farlo, giovani che studiano e altre che sanno a malapena scrivere. Ognuna è convinta che il suo modo di vedere il mondo sia il migliore».
E quindi ti rifaccio la domanda: tu e Sanaha, così diverse, come fate a essere amiche? F: «Non ci interessa niente del resto: quando siamo io e lei, siamo io e lei. Certo, non mi sognerei mai di portarla fuori con le ragazze italiane: si sentirebbe troppo a disagio. Ma per il resto stiamo benissimo. Lei è in fondo una parte della mia cultura, e io sono una parte della sua. Ci completiamo».
Che bella visione. Progetti per il futuro, ragazze?S: «Io vorrei tornare in Marocco questa estate e avere un altro figlio, magari il prossimo anno».F: «Io sono in attesa di una risposta per il lavoro. Speriamo bene. Dai Sanaha, diglielo».
Cosa?F: «Le sto insegnando l’italiano».
Benissimo. Brave ragazze, e buona fortuna a entrambe. Vi auguro di realizzare i vostri sogni. Grazie mille per questo spaccato di vita.S: «Grazie a te, è stato un piacere».
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