Rubriche/StorieImmigrati
Mercoledì 10 Aprile 2013
Il Perù gli stava stretto ora ha la partita Iva e fa l’imbianchino
Antonio è piuttosto nervoso, per via del lavoro, decisamente scarso in questo periodo, e del tempo, che gli sta tenendo in sospeso una cancellata con recinzione in ferro battuto: «l’affare della stagione».Irrequietezza a parte, il nostro protagonista è un tipo simpatico, capace di reiventarsi da cuoco a muratore, fino a diventare imbianchino.In Italia Antonio ha saputo costruirsi una vita: moglie, figli, calcio e partita iva sono il suo presente. Un presente che lo rende appagato e gli dà una certezza: «Io da qui non mi muovo».
Antonio, grazie per aver accettato di fare questa intervista.«Di niente. Ma non so come andrà».
In che senso?«Nel senso che in questo periodo sono piuttosto nervoso, non vorrei che mi scappasse qualcosa che non dovrei dire».
Addirittura? Non c’è nulla che non devi dire. Nessun problema. Ma perché sei così nervoso?«Perché il lavoro va e non va. Mi chiamano per tinteggiare un appartamento, poi mi richiamano per spostare di qualche giorno per il tempo, perché fa freddo, poi mi chiedono di abbassare il preventivo, poi mi dicono che si fa una stanza anziché due per risparmiare. Non c’è un lavoro che vada a finire come deve. C’è anche chi annulla tutto: “Basta, non se ne fa più niente”. O la gente è impazzita».
Oppure?«Oppure tutti i miei clienti hanno problemi di soldi, cosa abbastanza probabile, d’altronde. In più ci si mette il tempo a guastare le cose. Ho in progetto la tinteggiatura di una recinzione parecchio impegnativa: è in ferro battuto, tutta lavorata. È da settimane che aspetto di iniziare qual lavoro perché porta un bel po’ di soldi. Niente, continua a piovere. Accidenti. Scusa lo sfogo, non voglio fare la figura di uno che si lamenta sempre, ma il momento è pessimo».
Lavori in proprio?«Siamo io e un connazionale. Ormai sono più di dieci anni che facciamo gli imbianchini. Un periodo così non si era mai visto. I cantieri si sono dimezzati e i privati hanno l’acqua alla gola. Non tutti, ma molti sì. Stiamo arrancando. Il che è grave, se consideri che a casa ho due figli piccoli da mantenere, oltre ovviamente a una moglie».
Quanti anni hanno?«Quattro e sette. Quattro la femmina e sette il maschio. Sono due pesti, due simpaticissime pesti».
E tua moglie?«No, mia moglie non è una peste. Scherzo. Mia moglie fa la donna delle pulizie a ore. In nero, ovviamente».
Perché “ovviamente”?«Perché tutte le donne che fanno le pulizie a ore da me conosciute sono in ero. E sono tante. So che non è il massimo, ma meglio di niente, anche perché i soldi in casa non bastano mai. In tutto lavorerà una quindicina d’ore alla settimana, che fanno centocinquanta euro alla settimana, seicento al mese. Va benissimo, no? Meno male che c’è anche lei a dare una mano in famiglia».
Tu cosa facevi prima di partire? «Se te lo dico non ci credi».
Dimmi.«Facevo il cuoco. Non fare quella faccia, ero anche piuttosto bravo. Lavoravo in una sorta di piccola trattoria a Lima, avevamo una ventina di coperti. Guarda che la mia cucina era apprezzata. Ovviamente si trattava di cucina tipica peruviana. Poi ecco che ci incominciano dei lavori proprio sulla strada davanti al locale. Siamo stati mesi con la strada chiusa o agibile solo in parte. I nostri clienti, sicuramente dispiaciuti, si sono dovuti riorganizzare».
E voi?«Il mio titolare ha deciso di chiudere. Ricordo che fino al momento di quella decisione, stavamo intere giornate aperti senza vedere l’ombra di un cliente. Era desolante. Così, un brutto giorno, mi ritrovo disoccupato. Ero giovane, visto che avevo ventidue anni compiuti da poco, single e in forma. Nulla di cui preoccuparmi, a parte la questione economica. “Antonio, fa’ qualcosa“, mi sono detto. Un due tre, ero su un volo per l’Italia».
Irregolare?«No, avevo il mio bel visto turistico. Alla scadenza del quale, ero perfettamente irregolare. Ma all’epoca questo non era un problema. Adesso, come vedi, ho il permesso di soggiorno, ho ottenuto il ricongiungimento con mia moglie, ho avuto dei figli nati su suolo italiano e ho la mia bella partita iva, che sarebbe più utile se solo ci fosse un po’ più di lavoro. Ma questa è un’altra storia».
Dove hai conosciuto tua moglie?«A Lima. Tornavo dopo un lungo periodo in Italia. Sai com’è, arrivi in patria e la gente ti guarda con occhio diverso, quasi fossi una star. Sarà merito del nuovo look, sicuramente più europeo, o di quella sicurezza in te stesso che i soldi regalano. Fatto sta che la bellissima ragazza che prima nemmeno mi degnava di uno sguardo era letteralmente affascinata. Mi sono fatto avanti e oggi è mia moglie. Niente male, no?».
È contenta di vivere qui?«Non è contenta, è contentissima. Lei sognava una vita “altrove”, e con altrove intendeva proprio qualsiasi altro angolo di mondo. Diceva che il Perù le stava stretto. A me sinceramente no».
Ma tu perché avevi scelto l’Italia?«Dalle mie parti si dice che in Italia c’è un buon clima, la gente è cordiale e il calcio – sì, sì, intendo proprio lo sport – è stupendo. Sorvoliamo sul clima, che in questi giorni è sotto gli occhi di tutti, e anche sulla gente, che quando diventa nervosa perde davvero le staffe, ma il calcio è davvero stupendo. Mio nonno, appassionato, sarebbe stato entusiasta».
Ti sei trovato bene?«Tutto sommato sì, fra alti e bassi, ma mi sono trovato bene. Qui ho anche conosciuto il mio socio».
Come vi siete incontrati?«Mentre lavoravo in un cantiere, perché appena arrivato facevo il muratore in nero, proprio come lui. È stato durante una sigaretta in pausa che ci è venuta l’idea di metterci in proprio. Dovevamo solo procurarci i soldi per l’attrezzatura. Una bella impresa, ma eccoci qui».
E in futuro?«Ah, guarda, io sto qui dove sto e non mi muovo. Magari mi innervosisco un po’, ma non mi muovo. Siamo tutti contentissimi. Quindi, qui siamo e qui restiamo».
Grazie, Antonio.«Grazie a te. E se hai bisogno di dare una tinteggiata in casa, sai dove trovarmi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA