«Faccio la badante, ci viviamo in quattro»

Donatella ha un marito e due figli piccoli, ma è costretta a vivere fuori casa, badante ventiquattr’ore su ventiquattro, per mantenere la famiglia. Il marito è disoccupato da mesi e lei è l’unica a portare a casa uno stipendio.Trent’anni, la corporatura minuta e il sorriso triste, Donatella è la prova di come la tenacia e la forza interiore possano costituire i veri pilastri su cui fondare la stabilità di una famiglia: il marito ormai è crollato, ma lei resiste, nonostante le lacrime.

Buongiorno, sei di fretta o hai qualche minuto da dedicarmi? Vorrei conoscere la tua storia.«Ho ancora una mezz’oretta scarsa, ma dovremmo farcela».

Ok, proviamo. Da dove vieni.«Vengo dall’Albania, sono arrivata una decina d’anni fa, otto per la precisione».

Sei stata la pima in famiglia a emigrare?«No, il primo è stato mio padre, poi sono arrivate mia madre e mia sorella minore. Io e mio fratello maggiore non avevamo intenzione di emigrare. Ma l’Italia era molto allettante. Abbiamo resistito un paio d’anni, alla fine anche noi ci siamo trasferiti qui».

Tutta la tua famiglia è in Italia, quindi.«Tutta la mia famiglia è a Lodi. A parte ovviamente gli zii e i nonni, che andiamo a trovare puntualmente, soldi permettendo. Quest’estate io ho dovuto saltare il giro: mio marito non lavora stabilmente da parecchi mesi. Ogni tanto fa i cosiddetti lavoretti, ma non abbiamo più entrate sicure, quindi la nostra priorità è risparmiare, perché abbiamo due figli da mantenere».

Quanti anni hanno?«Tre e sei. Questo è stato il primo anno d’asilo per uno e di scuola per l’altro. Sono due bambini meravigliosi e si rendono perfettamente conto del fatto che la situazione non è rosea dal punto di vista economico. In un certo senso ci danno una mano».

Come?«Non facendo i capricci per questo o quel vestito, non chiedendo giochi che non possiamo permetterci o le patatine costose con la sorpresa, che tanto sono buone come quelle meno costose. Sono due bravi bambini. Mi dispiace che debbano vivere questa situazione, perché meriterebbero di più».

Di cosa si occupa tuo marito?«Ha sempre fatto il muratore, fin dai primissimi tempi in Italia, come mio padre e mio fratello. Ma per loro è andata meglio, stanno lavorando anche adesso. Mio marito, invece, concluso l’ultimo cantiere, non è stato chiamato più. Così si è messo a fare tutti i lavoretti possibili e immaginabili per ogni conoscente nell’arco di venti chilometri: ha tinteggiato case, verniciato caloriferi, montato tende da sole e zanzariere, addirittura a una signora ha rifatto le piastrelle del balcone. Ma questo non basta per dare stabilità economica alla nostra famiglia. Così ala fine mi sono attivata io».

Come?«Fino a qualche mese fa facevo la donna delle pulizie a ore e mi occupavo dei bambini, adesso ho trovato un posto da badante a tempo pieno, ventiquattr’ore su ventiquattro».

E come fanno a casa?«Ci pensa mio marito e ogni tanto mia madre, che fa la donna delle pulizie per i clienti che ho lasciato io, gli dà una mano. L’organizzazione è abbastanza efficace, il problema è che vedo la mia famiglia solo la domenica e ogni tanto un’oretta al pomeriggio, perché la signora per cui lavoro abita distante da casa mia e io non ho la macchina. D’estate prendo la biciletta e via, d’inverno invece, ora che torno a casa e rientro, ho al massimo un quarto d’ora da passare con i ragazzi».

Ti pesa molto questa situazione?«Mi pesa moltissimo, ma non lo dico troppo ad alta voce perché non vorrei che mio marito si risentisse. Mi pesa moltissimo perché non è giusto che io non possa vedere i miei figli, perché non è giusto che mio marito non abbia un lavoro: è un uomo bravo e volenteroso. Non vedo futuro, in questo modo non è possibile andare avanti. Mi capisci?».

Certo, anche solo immaginare la tua situazione fa intuire come tu ti debba sentire.«Forse le cose andavano “troppo” bene e non era possibile che continuassero così, non so se mi spiego. Un paio d’anni fa avevamo affittato una casa più grande, ci eravamo comprati le due biciclette per me e mio marito, non avevamo soldi da parte ma quello che guadagnavamo bastava. Ora devo fare i salti mortali per farci stare dentro l’affitto e le bollette, che sono sempre più alte delle previsioni».

Non è facile.«Io non posso permettermi di non pagare l’affitto: mi sbattono fuori di casa, e in questa situazione nessuno mi offrirebbe un’alternativa. Chi stipulerebbe un contratto d’affitto con una famiglia di quattro persone in cui l’unico reddito è quello di una badante? Ogni tanto penso: “Nonnina, ti prego continua a stare bene o qui è la fine”. È questa la dura realtà».

Tuo marito come vive questo momento?«Malissimo. È sempre triste, non di malumore, ma giù di morale sì. Io cerco di inventare mille attività per distrarlo. L’ho presentato a tutte le persone per cui lavoravo come donna delle pulizie per eventuali lavoretti, gli ho fatto tinteggiare casa nostra, lo mando a fare la spesa e lo coinvolgo per qualsiasi cosa. Adesso si sta anche occupando dei ragazzi, ma lui vorrebbe solo lavorare e portare a casa uno stipendio. Siccome al momento questo non sembra possibile, si butta giù».

Ha cercato in giro?«Abbiamo bussato a tutte le porte possibili e immaginabili. Abbiamo presentato il suo curriculum in moltissime aziende della zona, ma a quanto pare in questo momento trovare un lavoro è impresa ardua. Io sono paziente e anche ottimista, ma quando lo guardo in faccia mi si stringe il cuore».

Non avete mai pensato di tornare in Albania?«Intendi non per le vacanze, per starci per sempre?».

Esattamente.«No, mai. Devi sapere che l’Albania, e in particolare la zona da cui proveniamo noi, è incantevole. Abbiamo un mare stupendo e una natura incontaminata, ma si fa ancora la fame. Meglio qua con un lavoro solo che là con due, non so se mi spiego».

Perfettamente. Tue e tuo marito dove vi siete conosciuti?«Sembrerà strano, ma ci siamo conosciuti qui in Italia. Anche lui ha tutta la famiglia nel Lodigiano e anche nel suo caso il primo a partire è stato il padre. Ci siamo conosciuti perché le nostre famiglie hanno iniziato a frequentarsi qui, magari la domenica, una volta a casa dell’uno, l’altra a casa dell’altro, per scambiare due chiacchiere. Quando si è emigranti i connazionali diventano amici, ci si vede, si scambiano impressioni, consigli e ci si consola un po’ se ce n’è bisogno».

È una domanda che faccio sempre: hai progetti per il futuro?«Al momento non è facile rispondere. Spero solo che mio figlio vada bene a scuola perché io non potrò essere lì per aiutarlo. Per il resto l’unico progetto è trovare un lavoro a mio marito, non importa quale. A quel punto mia mamma mi ripasserà i miei vecchi clienti e io potrò tornare alla mia vita di prima. Era una vita semplice, per certi versi monotona, ma che io trovavo bellissima».

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