«Addio alla Moldavia, ora lavoro in albergo e sono il tuttofare»

A colpo d’occhio, al primo impatto, Oleg ha l’aria seria e compita, lo sguardo duro, che quasi mette a disagio. Poi, parola dopo parola, il nostro protagonista si rivela una persona gioviale e un grande lavoratore, uno di quelli che “si inventano” la propria vita riconoscendo e cogliendo le poche occasioni che a volte passano, come treni solitari.Oggi, esattamente dieci anni dopo il suo arrivo in Italia, Oleg è il tuttofare di un albergo, nonché portiere notturno, nonché accompagnatore turistico per russi in vena di spese. Praticamente non si riposa mai, ma ha l’aria felice, perché riesce a garantire una vita più che serena alla moglie e al figlio.Buonasera, ha un attimo da dedicarmi? È per la pagina degli immigrati del Cittadino.«Ma sì, dai, più immigrato di me. Ma ti prego, dammi del tu per favore. Come faccio a raccontarti la mia vita se mi dai dal lei?».

Giusto. Vada per il tu. Vai, raccontami chi sei.«Allora, mi chiamo Oleg, sono moldavo, vivo qui in Italia con mia moglie che fa la donna delle pulizie e mio figlio che ha sei anni e da settembre va a scuola. Frequenta la prima elementare e si è trovato benissimo. Mi sono trasferito nel Lodigiano nel lontano 2003. Da allora ho fatto praticamente di tutto».

Di tutto?«Piastrellista, imbianchino, muratore, idraulico, elettricista».

Mamma mia.«No, non fraintendermi. Ho iniziato nell’edilizia facendo il muratore, poi ho imparato anche a posare le piastrelle. Solo alla fine, qualche anno fa, sono stato assunto come factotum di un albergo. Allora mi sono ingegnato dilettandomi con decoro delle stanze, sostituzione lampadine, riparazione guasti, e tutta quella miriade di piccoli lavoretti indispensabili per mandare avanti un albergo».

Ti piace il tuo lavoro?«Mi dà da vivere, quindi mi piace moltissimo. Non mio Paese facevo l’operaio in catena di montaggio per una ditta che poi ha chiuso i battenti. Producevamo quadri elettrici – vedi che tutto torna? – ma gli affari non andavano. I più giovani, quelli senza famiglia a carico, sono stati lasciati a casa uno dopo l’altro. Io ero nel gruppo diciamo “sfortunato”, fra i primissimi. Niente lavoro per Oleg».

Eh già.«Allora mi sono deciso a partire con un amico, un caro amico d’infanzia».

Dove si trova adesso?«In patria, perché la ditta per cui lavorava qui in Italia ha chiuso. Sai che l’edilizia non sta andando molto bene, no? Sono tempi durissimi. Nel mio caso mi sento fortunato, visto che ho questo posto da tuttofare in albergo. Non solo: ho dato la mia disponibilità anche per le notti nel periodo estivo, visto che il lavoro diurno non è moltissimo. In inverno, invece, faccio una notte soltanto, perché le giornate sono più impegnative. È un po’ come avere un doppio lavoro».

Ma in alcuni periodi praticamente stai in ballo ventiquattr’ore.«Esatto. Per questo dico di essere fortunato: riesco a guadagnare abbastanza per permettere alla mia famiglia una vita decorosa. Sono partito con uno zainetto soltanto, ora ho una casa, una moglie e un figlio in gambissima che a scuola se la cava più che bene. È un buon risultato per un disoccupato moldavo».

Dove hai incontrato tua moglie?«Ti sembrerà strano, ma l’ho conosciuta qui, sul lavoro, perché faceva le pulizie nell’albergo in cui lavoro».

Faceva?«Sì, poi è diventata socia lavoratrice di una cooperativa che serve altre aziende, quindi ha cambiato “sede”. Oggi lavora in alcuni uffici e ha anche del tempo per prestare servizio in una famiglia, tre giorni alla settimana. Non navighiamo nell’oro, ma stiamo bene. E ogni tanto anche io arrotondo».

Come?«Sono molti anni che non torno a casa, praticamente dal 2003 sono rientrato solo due volte. Non perché non abbia nessuno a cui fare visita, ma perché mi dispiace enormemente spendere tanti soldi per un viaggio. A conti fatti è una fortuna: muoversi in tre è costoso. Così quando ho le ferie, magari in piena estate, organizzo con un amico russo gite per turisti».

Davvero?«Ovviamente per turisti russi. Il mio amico, incontrato tramite una conoscenza comune, ha un’agenzia in Russia. Se ci sono persone interessate a visitare il nord Italia, ogni tanto le indirizza a me».

E tu cosa fai?«Li accompagno nei luoghi per loro più interessanti: via Montenapoleone a Milano per lo shopping, Venezia per le visite culturali, vari outlet per regali e acquisiti dell’ultimo minuto, i laghi di Como o Garda per i loro bei paesaggi. Sono sempre felicissimi, e intanto anch’io mi faccio una cultura».

Diciamo che sei una persona dinamica, che coglie le occasioni al volo.«L’Italia è un Paese bellissimo, sotto molti punti di vista. Siete seduti su un’enorme ricchezza turistica, basta saperla sfruttare. A me si è presentata l’occasione, ed eccomi qui. All’inizio era solo Milano, molto apprezzata dagli amici russi, poi ho chiesto in giro e ho messo a punto dei veri e propri itinerari. Se hai qualche idea o qualche consiglio da darmi, ne sarei più che felice: ho bisogno di variare l’offerta e sto cercando posti nuovi. Mi dispiace solo che dal nord Italia non sia facile arrivare a Firenze o Roma, città bellissime di cui non mi occupo».

Chi hai lasciato in Moldavia?«Mio fratello minore di quarant’anni – io ne ho quarantatré – e mia sorella maggiore. Entrambi sono sposati e hanno un lavoro in patria. Qualche volta sono venuti a trovarmi. Hanno abitato a casa mia, anche se non è particolarmente grande».

Che ne pensano dell’Italia?«Lo stile di vita è totalmente diverso e lascia a bocca aperta chi viene dal mio Paese. I miei fratelli non hanno fatto eccezione. Io ormai sono abituato, non mi stupisco più. Ma ricordo che all’inizio ero assolutamente affascinato dalla bellezza delle automobili che passavano per strada. Ricordo che pensavo: “Qui stanno bene tutti, sono tutti ricchi”. Poi sono arrivati i russi, e loro sì che sono ricchi per davvero».

Da cosa lo capisci?«Dai chili di articoli che comprano nei negozi costosissimi di Milano. Alla fine hanno talmente tanti sacchetti che secondo me non ricordano nemmeno cos’hanno acquistato. Io sorrido dentro di me».

Perché?«Perché mi sembra assurdo buttare via tutti quei soldi, ma evidentemente ne hanno talmente tanti da non accorgersene nemmeno. Comunque, contenti loro, contenti tutti».

Cosa vedi nel tuo futuro, Oleg?«Non faccio mica l’indovino».

No, dai, intendo dire, come vorresti che fosse? Quali sono i tuoi progetti?«Non ho altri progetti a parte questa vita. Voglio andare avanti serenamente con il mio lavoro e il mio “dopolavoro”, che permettono alla mia famiglia di vivere più che dignitosamente. Per il resto non chiedo altro».

Vivrai per sempre in Italia?«Credo proprio di sì: qui ho comprato casa e dove c’è la tua casa, ci sono le tue radici».

Grazie Oleg, buona continuazione.«Grazie a te, mi ha fatto piacere questa chiacchierata. Passa a trovarmi. E se devi fare un viaggio in Russia, sai a chi rivolgerti».

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