
Il tempo passa veloce, ma discorrendo con gli amici affiorano ricordi comuni che si sono stampati nella nostra memoria: “Ti ricordi di quel luogo?” o “Ti ricordi di quel tale?” Queste chiacchierate tra amici mi hanno fatto ripensare alle antiche osterie e ai vecchi bar del Borgo a Lodi, oggi scomparsi e sostituiti da locali e bar alla moda.
Nelle vie della Città Bassa, dove ho trascorso gran parte della mia vita, se ne incontravano molti.
Scendendo per Corso Adda, nelle vicinanze del Cinema Moderno, si trovava l’Osteria conosciuta come “Osteria delle sette coltellate” perché si diceva che al settimo bicchiere si raggiungesse la “felicità”; alcuni invece pensavano che fosse avvenuto un violento litigio tra due persone verso la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento.
Proseguendo si incontrava poi lo storico Bar Marco, dove molti autobus di linea avevano la fermata. La sua fama era anche legata al fatto che aveva fondato una squadra di calcio. Passando da Via Oldrado Da Ponte (oggi conosciuta come la Via della Pittura, in quanto i commercianti della zona promuovono nel mese di maggio un fine settimana dedicato ai pittori locali) e arrivando all’angolo di Via Lodino, si incontrava la famosa Osteria del sig. Joli; all’ingresso c’era un tavolino dove la moglie del gestore stava seduta, un bancone dove venivano servite le bevande e il famoso lavello per caraffe e bicchieri chiamato la “baciacia”. In questo luogo si ritrovavano molte persone la sera per una partita a carte, quattro chiacchiere e un bel sorso di vino, dopo una pesante giornata di lavoro. A questa osteria è collegato un aneddoto della mia adolescenza: a 12 anni, spinto da una forte curiosità, decisi di entrare per chieder spiegazioni alla moglie del proprietario riguardo alle caraffe nelle quali veniva servito il vino; queste caraffe erano appese ad una tavola di legno con dei ganci ed erano contrassegnate con delle sigle e delle righe fatte a gesso.
Quando la signora mi vide in quel luogo si arrabbiò, ma prontamente le spiegai che desideravo da lei una spiegazione per le “strane” caraffe. La signora, seduta al tavolino, come fosse una scrivania, mi spiegò che le sigle corrispondevano ai nomi dei clienti e le righe ciò che essi dovevano pagare alla fine della settimana. Uscii soddisfatto di aver scoperto una cosa nuova e di aver trovato le risposte che cercavo.
Ricordo anche l’Osteria Maggi con i suoi campi di bocce e dove, se la memoria non mi inganna, si ballava.
In Via Lodino, angolo Piazza Barzaghi si trovava il famoso Bar Ring del pugile Uboldi che nella sua carriera riuscì a competere con campioni italiani e americani; come dimenticare il bancone in vetro che riportava immagini di famosi pugili!
In piazza Barzaghi il bar del sig. Pinetu era invece famoso perché legato a una squadra di calcio da lui fondata. Ho avuto il piacere di conoscere bene il proprietario che, prima di gestire il bar, lavorò a Milano, dove io stesso ho lavorato per lunghi anni. Durante il viaggio verso la grande Milano, il sig. Pinetu teneva tutti svegli con la sua allegria e simpatia raccontando aneddoti del suo lavoro ed era solito dire che “se i milanesi i gan bisogn” dovevano passare nel suo magazzino e nel suo ufficio.
Poi ricordo il Bar Tabaccheria del sig. Malusardi, il cui figlio Remo fu mio compagno alla scuola elementare. Il sig. Malusardi era appassionato di pittura, nonché pittore (ricordo un suo quadro nel Santuario della Madonna di Fontana). Forse per questa sua passione, il suo bar era frequentato dal famoso pittore lodigiano Giuseppe Vailetti in quanto era sua consuetudine vendere le sue opere nei bar locali. Questo pittore, che oltre a dipingere quadri, decorò anche parecchi edifici nel Lodigiano e fu insegnante alle Scuole del Ponte, trasmise ai suoi figli, Benito e Santino, l’amore per la pittura e visse in condizioni misere in una casa sul retro del Bar Portoso.
Poi arriviamo allo storico Bar del Burg, la Busa, punto di ritrovo per tanti burghesani, sulla destra la Tabaccheria Rovida e, proseguendo la Trattoria Opizzi, con campo di bocce e una squadra di calcio che riportava il nome Groppi, famosa ditta di liquori italiani.
Più avanti l’Osteria del sig. Verdelli la cui antica insegna, “Osteria dell’esercito”, è tuttora visibile. Poi si incontravano l’Osteria di Sangalli, con in campi da bocce nel cortile e sul lato destro il Bar Nicola dove all’interno, nel cortile, si trovavano molti gabbiotti delle lavandaie.
Una ventina di metri più avanti, sul lato sinistro, il Bar di Gigi e sua moglie Pina con la bocciofila e la sede della Società Gandelli. Ricordo anche che il fratello della sig.ra Pina, all’epoca lavorante nel bar, era stato da giovane un grande portiere di calcio, da cui il suo soprannome Piola (famosissimo giocatore di serie A in quegli anni) e la fama del suo locale fu tale che il rinomato cantante Segalini Paolo, anch’egli burghesan, spesso rallegrava i clienti intonando, con la sua bella voce, alcune canzoni di quell’epoca.
Chiudevano la rassegna la stretta Osteria del Gancino, dove il sabato e la domenica si ballava, e lungo il fiume Adda, l’Osteria chiamata “El Bacalin” con i suoi campi di bocce e sede della società “La Vittoria”. Purtroppo la piena del fiume nel 1951 la distrusse in quanto fu tanto violenta da far assomigliare la città bassa ad una Venezia in miniatura.
Oggi mi trovo a passeggiare per queste vie che riportano solo alcune tracce di ciò che è stato in passato. Spero che chi ha vissuto in quella zona in quell’epoca ricordi con piacere e tanta nostalgia la vita semplice, ma serena di quegli anni.
Un ringraziamento a Mario e a Greta per avermi supportato.
Grazie a Mario, Augusto ed Erminio, sempre nei nostri ricordi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA